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11-10-2004, 13:13 | #1 |
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Le cellule staminali fanno anche da "infermiere" cellulari.
08.10.2004
Staminali riparatrici Sono in grado di guarire le cellule malate nelle immediate vicinanze http://www.lescienze.it/sixcms/detail.php3?id=9735 Uno studio pubblicato sul numero dell'8 ottobre della rivista "Science" descrive l'abilità - finora insospettata - delle cellule staminali embrionali di influenzare le cellule difettose vicine e di restaurare la loro capacità di funzionare normalmente. I ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York riferiscono che 15 cellule staminali embrionali iniettate in embrioni di topo ai primi stadi, i cui cuori erano stati predisposti geneticamente a sviluppare un difetto letale, hanno impedito al cuore di sviluppare la malattia non solo producendo normali cellule figlie che sono state incorporate nel tessuto embrionale difettoso, ma anche liberando fattori biologici nelle immediate vicinanze. Ciò ha impedito alle cellule cardiache vicine di svilupparsi in tessuto difettoso. "In altre parole, - spiega Robert Benezra, principale autore dello studio - le cellule staminali agiscono come infermiere, riportando in salute le cellule 'malate'. Come risultato, il cinquanta per cento dei topi destinati a morire nell'utero è nato con un cuore sano". © 1999 - 2004 Le Scienze S.p.A. La cosa è particolarmente interessante, IMHO, dato che significa che anche un numero ridotto di cellule staminali può "riaggiustare" la funzionalità di un organo compromesso .... ciapps Gyxx
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11-10-2004, 15:41 | #2 |
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credo che le cellule staminali siano più importanti di quello che ci possiamo immaginare! se solo l'uomo iniziasse uno studio massicio sull'uomo i risultati si avrebbero prima e nn nel giro di 100 anni!!!
scommettiamo che prima che queste cellule staminali possano essere usare come terapia ufficiale nei nostri ospedali passeranno 50 anni o forse più!
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11-10-2004, 17:33 | #3 | |
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11-10-2004, 18:46 | #4 |
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Che bello, avevo una cosa da chiedere a Gyxx e c'è il thread adatto già aperto...
L'altro giorno ho visto in TV l'intervista a una giornalista che spiegava che negli Stati Uniti c'è la possibilità di conservare criogenicamente il sangue del cordone ombelicale di ogni neonato...se ne occupa un'associazione privata, basta che i genitori paghino una quota d'iscrizione e poi una tariffa annuale di 100 dollari circa. La speranza, naturalmente, è che per quando i figli appena nati saranno adulti la medicina avrà sviluppato la possibilità di riparare qualsiasi organo a partire dalle proprie cellule staminali. Poi hanno intervistato un medico ricercatore italiano, il quale ha spiegato che la legge in Italia vieta di fare una cosa del genere perché in tal modo certe cure (ammesso e non concesso che esisteranno) sarebbero appannaggio delle sole persone in grado di pagare per far conservare le proprie cellule staminali. Infatti, proseguiva il medico, in Italia non si può nemmeno, ad esempio, autodonarsi il sangue, cioè farselo prelevare e conservalo per eventuali bisogni futuri... Sono un po' confusa e cerco di condensare i miei dubbi in due domande: 1) Le cellule staminali del proprio cordone ombelicale, ammesso di conservarle, sarebbero più adatte a curare se stessi rispetto alle cellule staminali di un donatore? Il medico intervistato lasciava capire che fosse la stessa cosa, ma senza dirlo chiaramente...quindi sospetto che non sia del tutto vero, anche perché a rigor di logica si direbbe il contrario. 2) Ogni tanto si sente parlare nella cronaca di una persona che ha donato, ad esempio, un proprio rene a un figlio...in questi casi quindi è possibile donare a un individuo ben determinato indicato dal donatore?
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11-10-2004, 18:57 | #5 | |
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Re: Le cellule staminali fanno anche da "infermiere" cellulari.
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11-10-2004, 19:50 | #6 | |
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1) più compatibile di noi per noi stessi non esiste nessuno sulla faccia della terra e dell'universo.... 2) di solito tra consanguinei è più probabile trovare un donatore compatibile che tra sconosciuti, per ovvi motivi genetici, per questo è frequente sentire di figli, padri, fratelli e sorelle che donano organi....se non sei compatibile con il ricevente non puoi donargli niente, anche se sei la mamma il papà, fratello, sorella.....
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12-10-2004, 16:42 | #7 | |
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2) Confermo e aggiungo che il trapianto di organi fra viventi (solitamente rene e parti di fegato) dovrebbe essere consentito per legge (senon ricordo male) solo tra parenti stretti .... tale trapianto è possibile x il rene (dato che anche con uno si può vivere, seppure non benissimo) e x parti del fegato, dato che questo organo può rigenerarsi .... X Cristina : per le altre domande sul cordone ti rispondo quel che so stasera da casa con calma. Ciapps Gyxx
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17-10-2005, 01:20 | #8 |
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Domenica 16 Ottobre 2005
Staminali per vincere il cancro: la sfida dei ricercatori italiani ROMA Giancarla Vollaro, che fu la segretaria personale di Enrico Cuccia per più di 30 anni, prima di morire di tumore nel 1994 conferì il suo patrimonio ad una Fondazione per la ricerca sul cancro a cui hanno contribuito con ulteriori fondi amici ed ammiratori. Nel corso dei primi dieci anni la Fondazione Vollaro ha potuto finanziare numerose borse di studio su base annuale o biennale per giovani ricercatori italiani o europei che hanno così imparato a fare ricerca presso i laboratori dell’Istituto Europeo di Oncologia. Grazie ad una più ampia serie di donatori, la Fondazione si è sentita forte a sufficienza per lanciare un programma decennale con un percorso ed una meta precisa: trovare nuove metodologie di trattamento del cancro. I più recenti ritrovati delle ricerche di biomedicina hanno confermato che, come un organo normale ha le proprie cellule staminali che ne possono garantire il rinnovo fisiologico o il riparo in caso di danno, anche i tumori hanno delle cellule staminali che sono alterate, che ne regolano lo sviluppo e forse la propagazione, e che ne condizionano la resistenza alla terapia con chemioterapici. Bisogna, allora, precisare i caratteri biologici e molecolari delle cellule staminali dei tumori per identificare nuovi farmaci capaci di colpirle selettivamente. Il progetto è arduo e complesso, esige tempi lunghi e la stretta collaborazione fra laboratoristi, chirurghi e clinici, ed una équipe di ricercatori esperti. La sfida è stata raccolta dall’Istituto Europeo di Oncologia che ha steso un progetto che è stato approvato dalla Fondazione Vollaro la quale si è dichiarata disponibile ad un finanziamento di centomila euro per ciascuno dei prossimi dieci anni, per finanziare l'équipe che coordinerà il progetto di ricerca. Questo impegno decennale è unico, rispetto ad altre Fondazioni coinvolte nel sostegno della ricerca oncologica, ed è di altissimo valore, in quanto permette di affrontare programmi di ricerca di valore strategico, i cui tempi di esecuzione sono obbligatoriamente lunghi, e di reclutare scienziati di alto profilo che difficilmente potrebbero essere attratti da contratti annuali o triennali. Al bando di reclutamento pubblicato su Science e Nature hanno risposto oltre 150 candidati provenienti da tutto il mondo. Non è stato facile selezionare i candidati più atti a svolgere il progetto, e la scelta si è conclusa in questi giorni con l’incarico come ricercatore senior a Salvatore Pece, nato a San Giovanni Rotondo nel 1963 e laureato in Medicina, che ha una grande esperienza nello specifico settore, acquisita anche a Bethesda negli Usa; come giovane ricercatore ad Andrea Viale, nato a Cuneo nel 1974, anch’egli laureato in Medicina, e come tecnico di laboratorio a Costanza Savino, nata nel 1974, che ha già lavorato in laboratorio negli Usa e all’Istituto Mario Negri. Questo piccolo gruppo di ricercatori, già ben qualificato, dovrà essere capace di ben collegarsi con tutti i gruppi di ricerca di base e clinici che lavorano all’Istituto Europeo di Oncologia e all’Istituto Firc di Oncologia Molecolare per raggiungere la meta di trasferire dal laboratorio alla clinica, a beneficio dei pazienti, i risultati delle più sofisticate analisi molecolari delle cellule tumorali, nell’ambito della cosiddetta Medicina Molecolare. (Il Messaggero)
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17-10-2005, 16:58 | #9 |
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ringrazio Adric per aver portato su questa discussione...me la ero persa.
Sarebbe bello che le cellule staminali avessero anche questa funzione non solo nell'embrione ma anche nell'adulto, risolverebbe molti insuccessi terapeutici! ...poi io ci spero col cuore...e che sia possibile a breve. Mi chiedo: le staminali da dove le prendo?...se dal paziente...se ci sono delle mutazioni si deve avere la garanzia di utilizzare solo quelle "sane". Se da donatori...solito problema dell'HLA compatibilità, che trattandosi di staminali ha una bassa probabilità di matching...quindi poche speranze di trovare due persone compatibili. insomma...tutto questo per dire che la strada secondo me è in salita, che un passo dopo l'altro ci si avvia, ma che ci saranno momenti difficili e scogli da superare, che vanno dai problemi finanziari, alla fuga/carenza di scienziati, alle tecniche attualmente note che in certi campi sono limitate (trovare le mutazioni non è così facile...cito il famoso progetto genoma), la consapevolezza che prima si scopre qualcosa più vite si possono salvare, prestando però un occhio a non buttare sul "mercato" novità non testate al 100% perché la posta in gioco è alta...
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