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Old 31-03-2003, 21:04   #1
MM
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MASTERIZZAZIONE: Glossario, CD, Overburning, tecniche varie

Sono più che contento di poter pubblicare il risultato dell'impegno di alcuni frequentatori di questo forum, in particolare di questa sezione, che hanno dedicato un po' del loro tempo alla realizzazione di questo manuale/promemoria
Non aggiungo niente, poiché il valore di quanto scritto si evidenzia da solo
Voglio solo porgere un caloroso ringraziamento a coloro che hanno collaborato, per la preziosa fonte di informazioni che ci hanno messo a disposizione

Di seguito i vari "articoli" che mi sono pervenuti
Spero che, se ritenuto necessario, ce ne saranno altri


INDICE DEGLI ARTICOLI

Ultima modifica di MM : 06-12-2003 alle 08:40.
MM è offline  
Old 31-03-2003, 21:07   #2
MM
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INTRODUZIONE - by Mistral Paolinux

Ciao a tutti !

Questo thread è nato con lo specifico scopo di chiarire gli aspetti essenziali inerenti la masterizzazione.
L'intento thread, scritto a più mani da alcuni membri del forum, è quindi quello di fare da mini guida per tutti coloro che si avvicinano per la prima volta alla masterizzazione o che ne vogliono sapere di più.
Abbiamo cercato di coprire l'intero ambito inerente il mastering e di fornire spiegazioni su tutto quello che c'è da sapere in materia, con il preciso obiettivo di essere chiari ed esaustivi, senza comunque scendere eccessivamente nel tecnico e restando il più possibile "al di sopra delle parti".
Sperando che questo lavoro possa essere utile a voi quanto a noi è piaciuto realizzarlo, non ci resta che augurarvi buona lettura

Il Gruppo.

....
MM è offline  
Old 31-03-2003, 21:49   #3
MM
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TERMINOLOGIA MINIMA ESSENZIALE
by Mistral PaolinuX

Prima di addentrarsi nel "magico e misterioso" mondo della masterizzazione, è meglio aver presente, quantomeno, una terminologia fondamentale e disporre di alcuni concetti di base.

LA STRUTTURA DI UN CD: PITS e LANDS
Quando si scrive un CD, la sua superficie viene divisa in pits e lands.
I pits sono dei veri e propri solchi creati dal laser, la cui larghezza è pari a 0,5 micron (la lunghezza d'onda del laser verde), mentre la lunghezza misura tra 0,83 e 3,54 micron). Le lands sono invece gli spazi non incisi. Con la creazione dei pits viene alterato lo stato di rifelttività dell'intero CD (non del singolo pit: pits e lands hanno gli stessi parametri di riflettività). Questa alterazione genera una transizione tra pits e lands.

Riguardo pits e lands vi sono due errori abbastanza comuni:

1) Ritenere che i pits equivalgano allo stato 1 e le lands equivalgano alki stato 0 di una struttura binaria; non è assolutamente così: la sequenza di 0 ed 1 che crea un dato binario (quindi interpretabile da un microprocessore) è data dalla lunghezza della transizione tra pits e lands (lo spazio fisico che intercorre tra pits e lands).

2) Ritenere che un cd-w casalingo crei effettivamente i buchi che equivalgono ai pits. I laser dei normali cd-writers hanno una potenza varibile tra 4 e 8 milliwatts, del tutto insufficienti a realizzare fisicamente i solchi. Il problema (che è dovuto a normative che impediscono la vendita di apparati laser di potenza maggiore per l'utenza privata casalinga) è stato "aggirato": durante la scrittura di un CD al posto dei pits vengono prodotte delle bruciature, che alterano lo stato di riflettività in modo analogo a come farebbe un vero pit.

LE DUE FACCE DELLA MASTERIZZAZIONE: CLONING E MASTERING
Con il termine "masterizzazione" s'intende genericamente "scrivere dei dati su CD-R". Bisogna però fare un grosso distinguo tra almeno le sue tecniche più comuni di masterizzazioni: il mastering ed il cloning

CLONING - Con il processo di cloning si produce una copia 1:1 di un CD. Questo significa che la copia sarà perfettamente identica all'originale, in ogni sua parte. Il cloning è la tecnica normalmente usata per i back-up dei CD originali.

MASTERING - Il mastering è quel processo per cui un gruppo di dati eterogenei viene registrato su un CD. In altre parole, si effettua un mastering quando si prende un certo numero di dati non correlati tra di loro e li si trasferisce su CD. Il tipico esempio è quello di una compilation, sia essa di dati o di brani audio.

SESSIONE E MULTISESSIONE
Spesso si sente parlare di SESSIONI dei CD e di CD MULTISESSIONE.
Una sessione è un segmento di CD che viene registrato e che può contenere una o più tracce di qualsi tipo.
Durante una masterizzazione, non è necessario scrivere completamente il CD: è possibile scrivere una sessione, lasciare il CD aperto e scrivere dopo qualche tempo un'altra sessione. Tuttavia, specie per quanto riguarda i lettori CD (sia audio che CD-ROM) più vecchi, spesso se la sessione non viene chiusa il lettore non è in grado di leggere il CD.
I moderni lettori sono invece, generalmente in grado di leggere anche sessioni aperte.
Giusto per fare un po' di storia, i CD Multisessione furono inventati con i PhotoCD (vecchio formato di un noto produttore di pellicole e carte fotografiche) per permettere l'aggiunta di immagini su un CD già scritto con immagini sviluppate precedentemente.
Andando direttamente al lato informatico della faccenda, quando si inserisce nel proprio lettore CD-ROM un CD di dati, il sistema operativo legge l'ultima sessione del CD. Se il CD è stato creato con il file system ISO 9660 (il file system più comune), la directory del CD è collegata con tutti i files presenti sul CD stesso, senza che abbia alcuna importanza la sessione in cui sono stati registrati i dati. Si può però, a questo punto, presentare un problema,: cioé che siano accessibili solo i dati scritti nell'ultima sessione, e non quelli scritti nelle sessioni precedenti.
Questo problema deriva da un errore intervenuto durante la fase di mastering: ci si è dimenticati di collegare i dati scritti nell'ultima sessione, a quelli delle sessioni precedenti. Poco male, il problema è facilmente risovibile ricorrendo a programmi come Isobuster e WinIso (per citare i due più diffusi), che permettono di accedere a tutte le sessioni scritte in precedenza scavalcando le limitazioni del sistema operativo.
Per inciso, con i CD Audio avviene esattamente l'inverso: in corrispondenza a quanto dettato dal Red Book, nei CD Audio viene letta solo la prima sessione, quindi la scrittura in multisessione non funziona con i CD Audio. Questo spiega anche perché i CD-Extra recano sempre la prima sessione audio e la seconda sessione dati.

LA CHIUSURA DEL CD (O FIXATION O FINALIZATION)
Un CD su cui è possibile aggiungere dei dati è detto APERTO.
I dati vengono aggiunti alla sessione corrente, e cioè l'ultima lasciata aperta, ed alla fine della scrittura la sessione viene chiusa tramite il processo detto di CHIUSURA (fixation, finalization, finalizzazione) della sessione. A questo punto è possibile aggiungere un'altra sessione (creando così un CD multisessione) oppure tenere la sessione chiusa come ultima sessione. In quest'ultimo caso l'intero CD viene considerato CHIUSO.

S'impone adesso un excursus circa le 3 regioni di base di un CD a sessione singola: LEAD-IN, PMA e LEAD-OUT.
- LEAD-IN: contiene la TOC (Table Of Contents)
- PMA (Program Memory Area): contiene i dati
- LEAD-OUT: è riempita di 0 (zero).

Lasciando il CD aperto, non vengono scritte né la lead-in né la lead out (e la TOC viene scritta nella PMA). All'atto pratico, si può dire che un CD non chiuso è un CD incompleto (manca di 2 aree fondamentali), e questo può comportare, su CD-readers vecchi, l'impossibilità di leggere il CD.

MASTERIZZARE AL VOLO
Già ai primordi della masterizzazione, quando esistevano solo dev 1x, si parlava di masterizzazione "on-fly" o di masterizzazione "al volo".
Si tratta di un particolare processo di masterizzazione per cui invece che passare per il disco fisso (tramite un file immagine o raccogliendo i dati che si vogliono masterizzare in una o più cartelle), non si fa altro che inserire il CD sorgente nel CD-reader, il CD vergine destinazione nel CD-writer e si fa una copia in presa diretta.
Quindi mentre il CD-reader legge, il CD-writer scrive (per esemplificare, si tratta dello stesso processo di copia di una cassetta audio disponendo di 2 piastre, una di lettura ed una di registrazione).
A causa di limitazioni insite nello standard IDE, per evitare di incorrere in problemi durante una copia "al volo" è consigliabile disporre il sottosistema ottico su due canali diversi (quindi un dispositivo sul controller primario e l'altro sul controller secondario), anche se oggi grazie alla tecnologia BURN-proof ed ai suoi derivati, si può dire che il rischio di bruciare un CD si sia radicalmente ridotto.
Altra regola essenziale per la buona riuscita di una masterizzazione al volo è che il CD-reader deve leggere almeno al doppio della velocità di scrittura del CD-writer (riferendosi alla velocità di scrittura selezionata dall'utente, non alla velocità massima raggiungibile dal CD-writer in scrittura).

CAV, CLV, PCAV, ZCLV
CAV, CLV, PCAV, ZCLV sono termini che indicano in che modo viene scritto un CD. Presupposto di base per fornire una spiegazione circa le differenze tra queste modalità è che un CD che "lavora" ad 1x, legge 75 settori al secondo, quindi, essendo i settori dei CD-ROM composti da 2048 bytes, si ricava che ad 1x vengono letti 150 KB/sec (piccola nota: su un CD audio ci sono 2352 bytes per settore... quindi ad 1x legge 172.27 KB). Questo significherebbe che, in teoria, a 40x vengono letti 150x40=6000 kb/sec.
Questo, in pratica, non è vero, perché in terminini di rivoluzione per minuto, la semplice moltiplicazione di cui sopra dipende dalla parte del CD che viene letta: a 1x la velocià lineare tende ad essere costante. Al contrario la velocità angolare varia perché quando il laser si trova sulla parte esterna del CD (o meglio della circonferenza del CD) deve leggere un numero superiore di transizioni tra simil-pits e simil-lands (o pits e lands se il CD è inciso) proprio perché sulla parte esterna c'è più spazio per scrivere i dati. Quindi quando il laser si trova sulla parte esterna il CD deve girare più lentamente (con velocità angolare ridotta).
Quando viene letto un CD audio il problema non si pone (quello lo si legge ad 1x), ma se si legge un CD di dati (o CD-ROM, com'è giusto chiamarlo), allora lo si vorrà leggere alla velocità più elevata possibile.

E quindi bisogna:
a) mantenere una velocità angolare costante facendo girare il disco alla massima velocità possibile
b) incrementare la velocità lineare man mano che ci si muove verso l'esterno del disco
In pratica, c'è una velocità angolare massima, a causa di limiti fisici (a velocità maggiori della massima si supera il limite di sforzo sostenibile dal policarbonato ed il CD va in frantumi) ed una velocità lineare massima (a causa di limitazioni hw e sw).
Proprio per questo i lettori con una velocità pazzesca come il Kenwood TrueX72 (72x) usano più laser per la lettura

I dispositivi che girano sempre alla stessa velocità sono detti CAV (constant angular velocity = velocità angolare costate).
Quelli che mantengono una velocità ineare costante sono detti CLV (constant linear velocity = velocità lineare costante).
Quelli che passano da CAV a CLV quando arrivano alla velocità massima sono detti PCAV, che stà per Partial CAV (molti dei CD-readers più veloci sono PCAV).
I dispositivi CLV che usano diverse velocità a seconda delle zone (interne od esterne) del disco, sono detti ZCLV che stà per Zone CLV (la maggior parte dei CD-writers più veloci, da 20x in su, sono PCAV o ZCLV).

La differenza? Per calcolare il tempo necessario a scrivere un CD-R con un CD-writer CLV si prende la quantità di dati che si deve scrivere, la si trasforma in tempo e si divide il dato così ottenuto per la velocità di scrittura (e quindi un CD da 74 minuti se scritto a 4x sarà "sfornato" in circa 20 minuti, se scritto ad 8x circa 10 minuti e così via). Se però il CD-writer è PCAV questo calcolo non si può più fare perché la velocità cambia man mano che il laser di scrittura si sposta verso l'esterno del CD.

GLI STANDARDS DEI CD
I CD-R/RW possono essere registrati secondo diversi standards, ognuno avente particolari specifiche definite in un "Book".
I più comuni sono:
- CD-Audio (CD-DA) : Formato dei classici CD audio. Le specifiche di questo standard sono contenute nel "Red Book"
- CD-ROM : I CD "di dati", cioè i tipici CD che contengono dati interpretabili solo da un sistema operativo. Le specifiche sono contenute nello "Yellow Book"
- VCD (Video CD): lo standard "precursore" (molto alla lontana) del DVD. Le specifiche sono dettate nel "White Book"
- CD-Extra: tipicamente si tratta di un CD contente due sessioni, la prima audio e la seconda di dati (un esempio molto calzante è offerto dai CD musicali che contengono una traccia con i video musicali). Lo standard è definito nel "Blue Book"

I FILE SYSTEMS
E' possibile creare diversi tipi di file systems su un CD (ovviamente su un CD può essere creato un solo file system).
Dal file system che viene creato sul CD, infatti, dipende la possibilità di leggere il CD su diversi sistemi operativi e soprattutto la lunghezza dei nomi dei files.

ISO 9660 - Si tratta del file system in assoluto più comune e che può essere letto da pressoché ogni sistema operativo. Il file system ISO 9660 è un multi-livello, e presenta tre diversi livelli.
Permette nomi dei files secondo il vecchio standard DOS 8+3, cioè massimo 8 caratteri per il nome del file e 3 caratteri per l'estensione. Sia il nome del file che l'estensione possono essere solo in maiuscolo. l'ISO 9660 permette di creare un massimo di 8 livelli di sottocartelle.
Da notare che questo file system richiede che i files vengano mostrati in ordine alfabetico, anteponendo tutte le sottocartelle (sempre elencate in ordine alfabetico).

ROCK RIDGE - Fondamentalmente si tratta di una estensione all'ISO 9660 utilizzabile solo su Unix per poter utilizzare un numero di caratteri superiore ad 8, il minuscolo ed i links simbolici (prerogativa dei SO classe Unix) per il nome dei files. Questo file system puo essere letto solo da un sistema operativo classe Unix.

HFS - Acronimo di Hierarchical File System, è un file system proprietario di MacOS (il sistema operativo usato sui Macintosh), illeggibile da qualsiasi altro Sistema Operativo.

JOLIET - File system creato da Microsoft, che modifica l'ISO 9660 permettendo l'uso dei nomi lunghi. All'atto pratico il CD resta un ISO 9660, ma senza il limite dell'8+3 al nome dei files.

ROMEO - File system creato da Adaptec ed introdotto in Easy CD Pro; permette nomi dei files lunghi 128 caratteri. Si tratta di un file system praticamete inutilizzato

UDF - Acronimo di Universal Disk Format, si tratta di un file system attualmente utilizzato dai DVD e da qualche sw di packet writing (vedi DirectCD o InCD).

CANCELLAZIONE DEI CD-RW
Com'è noto, i CD-RW differiscono dai normali CD-R principalmente per il fatto di essere cancellabili (per ulteriori dettagli cfr "Approfondiamo l'aspetto tecnico"). Esistono però due tipi di cancellazione dei CD-RW, che all'atto pratico hanno lo stesso effetto (rendere il CD-RW nuovamente vuoto), ma che agiscono in modo assolutamente diverso.

Cancellazione RAPIDA
La cancellazione rapida cancella solamente la TOC (Table Of Contents) del CD-RW, e questo inganna il Sistema Operativo, che non trovando la TOC ritiene il disco assolutamente vuoto, anche se in realtà è vuoto solo dal punto di vista logico, perché i dati scritti sul CD non sono stati rimossi. Il tempo impiegato da questo tipo di cancellazione è decisamente basso.

Cancellazione COMPLETA
La cancellazione completa cancella sia la TOC che tutti i dati dal CD-RW, rendendo il CD-RW fisicamente vuoto. Questo avviene riportando la superficie del CD-RW da amorfa a cristallina (cfr "La dinamica di lettura").


TAO, DAO e SAO
TAO, DAO e SAO sono i 3 metodi di scrittura utilizzabili per scrivere un CD.

DAO (Disk At Once) - Scrive l'intero CD in un colpo solo, scrivendo anche più tracce una dopo l'altra.
Utilizzando questa modalità di scrittura il disco deve essere scritto completamente e non è possibile fare aggiunte.
Infatti la TOC (Table Of Contents, cioè l'"indice" del CD, la tabella degli indirizzi dei file sul CD), è scritta nella lead-in, cioè all'inizio della masterizzazione, poiché il suo contenuto è già noto al momento dell'inizio della masterizzazione.

TAO (Track At Once) - Scrive il disco in più "passate", ognuna corrispondente ad una traccia; la TOC viene scritta nella PMA (Program Memory Area, la regione del CD dove vengono scritti i programmi).
Esiste un limite minimo di grandezza per le tracce dei CD di dati, che è di 300 blocchi, equivalenti più o meno a 600 KB.
Nota: su un CD è possibile scrivere un massimo di 99 tracce.

SAO - Modalità di scrittura introdotta con alcuni vecchi cd-writers come lo Yamaha CRW4416 od il Philips CDD2000. Con questa modalità "ibrida" tra DAO e TAO viene realizzato un controllo simile a quello del DAO sui gaps tra le tracce, ma è possibile scrivere più sessioni.
Secondo alcune opinioni la modalità SAO sarebbe la migliore per scrivere il CD-Extra. In effetti il formato CD-Extra contiene 2 sessioni di tipo diverso, la prima è una sessione audio, la seconda è una sessione dati.

In conclusione si può dire che
- la DAO è senza dubbio la modalità migliore per scrivere un CD intero chiuso tramite il processo di fixation.
- la TAO è la modalità preferibile per scrivere CD da lasciare aperti per aggiungere altri dati (anche se non in packet writing).
- la SAO è la modalità migliore per scrivere i CD-Extra.


Recentemente si è aggiunto il metodo di scrittura:
RAW DAO/96
Questo permette di scrivere tutti i 2352 bytes ed i 96 bytes dei sottocanali da P a W (cfr infra, “I Sottocanali”). E’ la modalità di scrittura tipica dei programmi di cloning, anche se oggi tutti i programmi di scrittura su CD consentono questa modalità di scrittura.
Oltre la RAW DAO/96, esistono altre due modalità di scrittura RAW: RAW DAO/94, che si differenzia dalla 96 per il fatto che non scrive i 2 bytes del sottocanale Q (che di solito sono generati direttamente dal masterizzatore) e RAW DAO/16, che scrive, oltre ai 2352 bytes, solo i sottocanali P e Q.


Ultima modifica di MM : 08-09-2003 alle 22:08.
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Old 31-03-2003, 22:33   #4
MM
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LA SCRITTURA DEI CD-AUDIO
by Mistral PaolinuX

La questione della scrittura dei CD-DA è sicuramente controversa. Gli aspetti da considerare in materia sono diversi.

LA VELOCITA' DI SCRITTURA
Considerando qual'è lo scopo ultimo della scrittura di un CD-DA, e cioè ottenere la massima qualità di riproduzione su qualsiasi tipo di impianto di ascolto, si può dettare questa regola: la scrittura dei CD-DA deve essere eseguita a velocità basse, oggi comprese tra 4x ed 8x se si utilizzano sia unità CD-W che supporti di ultima generazione.Si potrebbe cercare di confutare questa affermazione dicendo che "i bit sono uguali per tutti" e quindi non può esistere alcuna differenza tra i bit della sorgente (intendendo con sorgente un CD) ed i bit del CD destinazione.
Per ottenere la massima qualità di riproduzione è necessario che la copia sia quanto più vicina possibile alle caratteristiche geografiche dell'originale, intendendo con caratteristiche geografiche la posizione e la dimensione dei pits.
Il problema è che con i CD-R si ha uno streaming digitale dato dall'interpretazione delle transizioni tra simil-pits e (per estensione) simil-lands, dato che il laser di un qualunque masterizzatore non è sufficiente a perforare il CD ed a creare i veri pits, cioè i solchi che sono invece prodotti dalle macchine masterizzanti (o incisori).Quindi si ottiene già qualcosa di diverso dall'originale, dato che dove ci dovrebbero essere i pits ci sono delle "bruciature" che alterano la rifrazione del laser di lettura sulla superficie del CD. Già questa differenza comporta una riduzione della qualità (anche se minima), differenza più o meno rilevabile in base alle caratteristiche del lettore che si usa per l'ascolto e dall'orecchio (venendo in considerazione parametri quali le frequenze che sente, l'allenamento). A ciò si aggiunga che trattandosi di interpretazione di transizioni si ha una situazione particolare, perché in effetti le "parti" che si susseguono l'una all'altra nell'ascolto di un brano, non si susseguono fisicamente sulla superficie del CD (questo a scopo di migliorare la correzione d'errore, cfr “Errori e correzione d’errore”). Se poi il CD viene scritto ad elevate velocità, la fisica impone che la posizione di scrittura non sarà precisamente uguale a quella dell'originale, producendo una sfasatura, rispetto all'originale, nella transizione tra pits e lands in quel punto (basta pensare ad un'automobile che fa la stessa curva a velocità diverse). Il risultato è che, con un impianto audio professionale o comunque già di alto livello (i veri High Fidelity) e soprattutto un "orecchio hi-fi allenato", la differenza dall'originale si sente. Certe differenze macroscopiche sono già avvertibili con un impianto di fascia medio alta ed un paio di cuffie semiprofessionali (ed il solito orecchio “hi-fi” allenato). Ad essere proprio pignoli, un analisi con un oscilloscopio evidenzierebbe in modo chiaro la differenza, ma qui si andrebbe su questioni ed apparecchiature riservate ai laboratori, se non altro per i costi. In termini pratici si può rilevare una qualche sfasatura semplicemente guardando la waveform con un programma tipo Cool Edit, ma effettivamente ciò che si vede sono gli "artifacts", cioè dei difetti del suono tipo clicks o hiss (lo hiss è abbastanza -e tristemente- noto a chi fa trasposizioni in digitale da audiocassette o da vinile; si tratta di quel "brusio" dovuto al contatto fisico tra superficie da leggere e dispositivo di lettura).

PERCHE’ NON 1x ?
Nel paragrafo precedente è stata indicata come velocità ottimale di scrittura dei CD-DA la 4x. In passato, invece, la velocità di scrittura migliore per i CD-DA era la 1x, anzi, a riguardo il dibattito “dottrinale” era ancor più acceso di oggi, con sostenitori della 1x, della 2x e delle velocità più elevate. Oggi però l’esigenza di scrivere i CD-DA alla velocità 1x (equivalente a 150 KB/sec) è venuta meno, e questo per due motivi:
1) Il primo e più evidente motivo è l’impossibilità di scrivere ad 1x con gli odierni CD-W. La stragrande maggioranza delle unità, oggi, ha la velocità minima bloccata a 4x (a dispetto di quanto possano indicare alcuni sw di mastering e di cloning, che indicano anche velocità più basse).
2) Il secondo motivo, ben più pregnante del precedente, che porta a sconsigliare la scrittura ad 1x è l’aumento degli errori C1 e C2 (cfr. “Errori e correzione d’errore”, § “Errori C1 e C2”) e del jitter (cfr infra), con il risultato complessivo di un CD scritto peggio rispetto ad uno scritto a 4x. Questo è dovuto all’evoluzione sia delle unità CD-W che dei supporti, che oggi sono progettati per velocità ben più elevate di qualche anno fa. In definitiva si può dire che la scrittura 1x è preferibile utilizzando unità CD-W lente (fino a 12x di velocità massima) e supporti per basse velocità (certificati fino a 12x), che oggi non sono più in commercio. Con un equipaggiamento più moderno, invece, la velocità consigliabile per la scrittura dell’audio è proprio la 4x (o la 8x per quei CD-W con velocità minima bloccata a 8x)

CD-DA E CD-RW
Stanti le differenze tra CD-R e CD-RW (cfr “I supporti”), è sempre possibile scrivere un CD-RW in formato Red Book, ottenendo così un CD-DA su un CD-RW, con tutte le possibilità lasciate dalla tecnologia dei CD-RW (leggasi cancellazione e riscrittura). Resta da verificare se il lettore su cui si vuol leggere il CD-RW scritto in fomato Red Book sia compatibile con la lettura dei CD-RW, che hanno parametri di riflettività diversi da quelli di CD-R, a causa dei diversi materiali utilizzati per la costruzione (e che avvicinano i CD-RW più ai DVD che ai CD-R, e questo spiega anche perché certi lettori DVD leggono con maggiore facilità i CD-RW piuttosto che i CD-R). Ormai tutti i lettori audio (sia stand-alone che car) di recente produzione leggono anche i CD-RW, ma è sempre bene verificare la compatibilità del lettore con i CD-RW.

CD-DA E SISTEMI ANTI BUFFER UNDER-RUN
Come è noto, il sistema BURN-Proof ed i suoi derivati (cfr “I Sistemi Anti-Buffer Under-Run”) non fanno altro che, nel momento in cui si svuota il buffer del CD-W, spegnere il laser continuando però a far girare il disco, mentre il software di mastering viene messo in attesa grazie al supporto per il sistema BP. Intanto il buffer del CD-W viene riempito di nuovo e, una volta pronto, il CD viene fatto girare fino alla posizione in cui il laser era stato staccato, per ricominciare la scrittura. Nulla da ridire quando si fa un CD-ROM (cioè un CD di dati), anzi, ben venga il BP (o WP o quello che si vuole), il problema nasce quando si fa un CD-DA.
Il fatto è che. sebbene il software di controllo del BP permetta di riposizionare il CD molto vicino alla posizione in cui il laser era stato staccato, molto vicino non significa nell'esatta posizione. Il risultato è un gap di qualche millisecondo (che varia a seconda del sistema BP usato), che altera lo schema dei simil-pits e simil-lands.In questo modo si altera la transizione da cui viene generato il flusso di 0 ed 1, che è il dato digitale che, convertito in analogico, esce dallo stereo in forma di musica. Il risultato è uno sgradevole click durante la riproduzione tra il punto in cui il laser è stato staccato ed il punto in cui è ricominciata la scrittura. Come al solito, per accorgersene servono un ottimo impianto ed un orecchio allenato. Chiaramente questo non vale per i sistemi che servono a preservare la qualità della scrittura per l'audio, come:

-l'Audio Master Quality di Yamaha che aumenta la dimensione dei pits, in modo che siano più facilmente leggibili - volendo si può fare un paragone con la scrittura di una parola in corsivo (scrittura normale) ed in stampatello (scrittura con il sistema AMQ o, per gli anglofili, “AMQ Recording”). C’è però una controindicazione: la registrazione in AMQ, infatti, riduce di 9 minuti la capacità del CD, che quindi passa da 74 a 63 minuti

-il VariRec di Plextor che invece permette la variazione della potenza del laser quando si scrive a 4x (da notare che secondo Plextor il settaggio di fabbrica è già ottimale).

-Il Teac Boost (tecnologia adottata sul CD-W540E), che permette, come il Varirec di Plextor, di aumentare la potenza del laser di scrittura per ridurre il jitter.

LA MODALITA' DI SCRITTURA PER I CD-DA
Utilizzando il metodo di scrittura TAO (cfr “Terminologia Minima Essenziale, § “DAO, TAO e SAO) il laser del CD-W viene spento e riacceso ad ogni traccia, e per questo il masterizzatore lascia 2 blocchi tra ogni traccia. Questi 2 blocchi sono detti run-in e run-out (da non confondere con lead-in e lead-out, che, rispettivamente, sono l'inizio e la fine dell'intero CD). In pratica si può dire, per semplicità, che il run-in è il lead-in (inizio) di ogni traccia, ed il run-out è il lead-out (fine).
Se la combinazione CD-W e software scrive tutto correttamente, il run-in ed il run-out restano vuoti e non danno problemi. Se invece per un qualunque motivo il CD non viene scritto correttamente (il che non vuol dire che il risultato del mastering è un CD illeggibile), nello spazio tra 2 tracce (e quindi nello spazio fisico occupato dal run-in e dal run-out) può succedere che venga scritto qualcosa (normalmente dati inutili) generando dei clicks tra le tracce (proprio come quelli generati dai sistemi anti buffer under-run). Su lettori molto vecchi ancora peggio: il CD può risultare illeggibile in quanto i 2 blocchi che separano ogni traccia vengono considerati errori non correggibili.
Inoltre, sempre a causa di una scrittura non perfetta, può essere che risulti un gap di 2 secondi tra ogni traccia, anche se in effetti questo gap non era previsto nel progetto di mastering. Ne risulta che è la DAO a risultare particolarmente indicata per scrivere CD audio, dato che si evita il problema (eventuale, e che chiaramente dipende, come sempre, dall'equipaggiamento di ascolto) dei rumori prodotti da run-in e run-out della modalità TAO.

IL JITTER
L’analisi del fenomeno del jitter impone da subito una distinzione, in forza del fatto che i significati di jitter sono 2. In entrambi i significati si può dire che il jitter è quanto di peggio in cui si possa incappare in materia di audio, e, parallelamente, con l'espressione "correzione del jitter" s'intende quel processo tramite il quale il jitter viene compensato al fine di ottenere la miglior riproduzione dell'audio.

Significato 1
Nell'ambito generale dei CD Audio il jitter è un errore inerente il tempo di conversione dei dati da digitali ad analogici (DAC -acronimo di Digital to Analog Conversion-, il processo per cui da uno streaming digitale viene "generata" la musica), nel senso che la conversione viene fatta troppo presto o troppo tardi. Le cause di questo tipo di jitter sono:
1) L'inesatta grandezza dei pits, che può derivare da 2 fattori:
A) Un laser impreciso, generalmente a causa di un diodo mezzo prossimo alla “dipartita”
B) Errata strategia di scrittura. Da notare che anche se i pits sono perfetti, resta comunque del jitter, a causa della risoluzione limitata del pick-up del lettore; tuttavia in questo caso il sistema di correzione d'errore maschera il jitter.
2) Un'interferenza tra i pits vicini che si trovano in una stessa traccia; questo è possibile perché la posizione di ciascun pit dipende dalla fine del pit precedente. Questo tipo di jitter non è, ovviamente, casuale, ma dipende dallo schema dei pits e dalla lunghezza delle lands.
3) Un'interferenza tra pits che si trovano in tracce diverse, dovuta al fatto che il punto di lettura non è perfettamente centrato su una traccia. Si tratta di un errore assolutamente casuale. Generalmente questo tipo di errori vengono rilevati e passano per il sistema di mascheramento degli errori, in modo che in sede di riproduzione non ci accorga dell'errore (perché all'atto pratico dell'ascolto l'errore non c'è in quanto mascherato dal lettore).
Ovviamente usando un ottimo equipaggiamento per la scrittura, si riduce la possibilità di incappare in uno di questi errori.

Significato 2
In ambito di DAE (Digital Audio Extraction) il jitter causa il raddoppio o la cancellazione di una parte dei dati che vengono estratti. I In questo caso si ha a che fare con qualcosa di completamente diverso rispetto al significato 1, anche se sempre legato alla questione "tempo": il problema è dovuto al fatto che le specifiche del "Red Book" non prevedono un indirizzamento accurato dei dati a livello di blocchi. I dati che "compongono" la musica vengono inviati in un buffer, mentre l'indirizzamento dei dati viene letto da un sottocanale e quindi finisce in una parte diversa del controller (ricordo che l'ambito è quello della DAE, che richiede giocoforza un computer). A causa di questa discrepanza il CD-reader non riesce a trovare il punto di partenza esatto di ciascun blocco. Questa inaccuratezza è, ad onor del vero, molto piccola, ma se l'estrazione si deve fermare per un qualsiasi motivo (ad esempio altri processi che impegnano le risorse della macchina ed obbligano ad una nuova assegnazione delle risorse disponibili), non sarà possibile far ripartire l'estrazione dalla stessa posizione. Per chiarire: il funzionamento di questo principio è analogo a quello del gap quando si attivano i sistemi anti buffer under-run. Il risultato pratico è che l'estrazione ripartirà leggermente in anticipo o leggermente in ritardo rispetto al punto in cui si era interrotta, e questo significa, in soldoni, che risulteranno dei samples raddoppiati od omessi, con la conseguenza di avere dei clicks durante la riproduzione.

LE PAUSE TRA LE TRACCE
Un normale CD-DA presenta, in ottemperanza a quanto previsto dal Red Book, una pausa di 2 secondi di silenzio tra una traccia e l'altra. Questa pausa di 2 secondi non separa tra loro le tracce presenti sul CD, ma è usata per comodità, o meglio per distinguere il passaggio fa un brano e l'altro. Tuttavia la realizzazione di un CD-DA non richiede l'esistenza di questa pausa tra le varie tracce, anzi, molti CD-W, o meglio oggi quasi tutti, permettono di scrivere un intero CD fissando a 0 secondi le pause tra le tracce. Il risultato è identico a quello che si ottiene dall'ascolto di CD "live", cioè registrati dal vivo, e che quindi non hanno pause tra un brano e l'altro. Per ottenere questo risultato è sufficiente impostare a 0 il parametro della pausa (in inglese "gap") tra una traccia e l'altra nel proprio software di mastering. Ancora una volta la modalità di scrittura migliore si rivela essere la DAO, perché scrivendo in TAO molti CD-W inseriscono automaticamente la pausa di 2 secondi tra una traccia e l'altra, senza lasciare alcun controllo all'utente. Il risultato sarà ancora un CD diviso in tracce, ma senza le pause tra una traccia e l'altra. C’è però una pausa di 2 secondi che non può essere rimossa, e cioè la pausa antecedente la prima traccia: il Red Book, infatti, impone la presenza di questa pausa, che di fatto segna l’inizio del CD-DA, o meglio dell’area contenente i dati audio.



Ultima modifica di MM : 20-09-2003 alle 12:19.
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Old 31-03-2003, 22:39   #5
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I SISTEMI ANTI BUFFER UNDER-RUN
by ant@res


Eravamo nel lontano anno 2000 quando la Sanyo penso bene di rivoluzionare il mercato dei masterizzatori…disse: “ Basta rovinare Cd!”
Questo era l’obiettivo che si era prefissata la Sanyo (nome leader nel mondo nella produzione di laser di scrittura e dispositivi elettronici) con la tecnica BURN-PROOF.
Noi sappiamo che i sistemi di masterizzazione hanno un punto debole in comune: deve essere garantito durante la scrittura un flusso costante di dati.
Se durante il procedimento, nel buffer del masterizzatore non ci sono più dati si verifica il cosiddetto Buffer underrun e il supporto si può tranquillamente buttare…
Ciò può succedere per causa di un computer troppo lento, o impegnato in altre operazioni e quindi non può inviare dati sufficienti al masterizzatore…( ricordiamoci che un modello da 24x ha bisogno di un flusso costante di 4 mb di dati al secondo)

Con il Burn-proof, la Sanyo ha perfezionato a tal punto i masterizzatori che non occorre più il flusso costante di dati
Infatti quando i dati nel buffer del masterizzatore si esauriscono, entra in funzione il Burnproof interrompendo il lavoro in attesa dell’arrivo di nuovi dati, dopo di che riprende la masterizzazione.
Questa tecnica allunga i tempi di masterizzazione e non può certo evitare completamente che un cd si “bruci” ma elimina la causa principale di errori.
La Sanyo è stata la prima e grazie a questo ha guadagnato vendendo le licenze e prodotti oem, ma case come la Ricoh non hanno voluto sottostare a questo, realizzando anche loro sistemi di burnproof con nomi diversi ma che alla fine hanno lo stesso risultato.
Doveroso tenere conto che questa tecnica di scrittura è sempre in continuo perfezionamento.

-----------------------------------------------------------------

BURN-Proof technology : Sanyo
(Plextor, Teac, ecc.)

JustLink. : Ricoh
(Samsung, Nec, Artec, ecc.)

Smart-Burn : Liteon
(Liteon, TDK, Sony, ecc.)

FlextraLink : Asus
(Asus)

SuperLink (derivazione OAK) : LG
(LG)

ExacLink : OAK
(LG, ecc.)

Seamless Link : Acer &Philips
(Benq, Philips, Waitec, ecc.)
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Old 31-03-2003, 23:13   #6
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OVERBURNING
by pippocalo

Definizione:
E' una tecnica utilizzata per incidere in un CD-R più MB di quelli previsti dalla capacità dichiarata dal costruttore.

Utilizzo:
Ai tempi della nascita della masterizzazione erano disponibili solo CD-R da 650 MB (ovvero 74 minuti di audio).
L'overburning consentiva di fare il back-up di alcuni CD musicali che duravano qualcosa oltre i 74 minuti (forse proprio per rendere più difficoltose le copie).
Oggi non è più così: i CD-R costano pochissimo ed esiste il taglio da 80 minuti che consente il back-up di qualsiasi CD audio.
Le motivazioni sono quindi quelle della comodità (quando per pochi MB bisogna ricorrere ad un secondo CD-R) e del gusto di fare di più, di spingere al massimo le cose (un po' come l'overclock dei processori).

Requisiti di sistema:
Questa tecnica richiede un software che la preveda (Nero, ad esempio) ed un hardware (masterizzatore) capace di supportarla (oggi lo sono quasi tutti).
Il masterizzatore in particolare (vedremo subito dopo perché) è responsabile anche della quantità di overburning che si riesce a fare.

Tecnicamente parlando:
L'overburning va a scrivere in zone "aggiuntive" a quelle previste dallo standard utilizzandole fin dove la meccanica del masterizzatore consente.
La prima zona è quella "regolare" (ogni produttore prevede, infatti, una certa abbondanza di spazio): se viene prodotto un CD-R da 650 MB, quasi sempre ci saranno almeno 4-10 MB in più.
In realtà almeno una parte di questo spazio aggiuntivo viene già letta nelle caratteristiche del CD-R da qualsiasi software di masterizzazione ed a volte viene utilizzata anche in una normale masterizzazione senza che si possa parlare di overburning.
La seconda zona è quella destinata al "lead-out": ovvero la fine del CD-R dove vengono incisi circa 13-14 Mbyte di "silenzio digitale".
Questa zona serve a far capire ai riproduttori che il CD è finito.
Usando anche questa zona siamo nell'overburning vero e proprio.

E' proprio questa la ragione che rende obbligatorio per l'overburning fare i CD nella modalità Disk at Once: solo in questo caso infatti la sequenza di incisione delle varie parti del CD è tale da lasciare il Lead Out come ultima cosa da fare dopo aver inciso tutto.
In questo modo se lo spazio finisce improvvisamente (teniamo presente che non esiste un metodo per calcolare lo spazio realmente disponibile in più) rimarrà incompleta questa zona (o addirittura assente).
Un disco senza Lead-Out o con uno di misura inferiore allo standard, risulta comunque leggibile senza problemi nella maggioranza dei lettori, anche audio.

Eventuali problemi:
Il primo problema in assoluto è quello di non riuscire, a priori, a sapere con precisione lo spazio che avremo disponibile in totale.
Se dobbiamo incidere pochi MB in più non ci sono problemi e con questa tecnica, ad esempio, possiamo registrarli anche su un supporto da 650 MB (74 minuti).
Quando invece vogliamo spingerci al limite c'è il rischio di esaurire la parte di Lead Out che il masterizzatore è capace di usare ed vedersi troncato il proprio CD-R.
In questo caso quando manca del tutto l'area di Lead Out e qualche lettore audio, specie se di vecchia generazione, può rifiutarsi di leggere.
In linea di massima si riescono a leggere tutti i brani, perché la T.O.C. (dove ci sono descritti i contenuti) è stata correttamente incisa, ma si potrebbero avere problemi di arresto a fine CD, non trovando la zona di silenzio digitale oppure di termine della riproduzione a causa di un errore.

Il secondo problema fondamentale è la compatibilità: nella zona di Lead-Out non è previsto ci siano dati da leggere e qualche riproduttore potrebbere avere problemi anche meccanici a spingersi in quella zona. Anche in questo caso i problemi sono più frequenti con lettori un po' datati.

Come si usa:
Come già detto la riuscita di questa operazione è condizionata dall'accoppiata software/masterizzatore.
Relativamente a quest'ultimo non bisogna fare nulla, salvo aggiornare il bios (firmware) se, avendo un oggetto datato, sono disponibili aggiornamenti del bios che supportino la funzione di Overburning.
Per il corretto uso del software si raccomanda di leggere con cura le istruzioni del programma.

Riportiamo di seguito le informazioni relative a Nero, essendo forse il più diffuso ed uno dei primi a supportare tale tecnica.



Ho sostituito l'immagine con quella in italiano, che qualcuno ci capisce meglio (MM)

Occorre inserire nel menu "Caratteristiche avanzate" nei campi indicati come "Lunghezza massima" valori superiori al massimo overburning che vogliamo fare.
Se ad esempio impostiamo 78 minuti potremo fare l'overburning di un cd da 650 Mbyte (ovvero 74 minuti) ma non avremo la funzione disponibile per i cd da 80 minuti, dove l'overburning parte da 81 minuti in poi.
Mettendo il valore da 120 come in figura potremo fare overburning anche con i CD-R da 100 minuti!!!
Quando inizieremo la masterizzazione di un CD-R superando la capacità verremo ugualmente avvertiti del problema ma, invece di interrompere l'esecuzione, ci verrà offerta la possibilità dell'overburning.
Nero ci avverte, ovviamente, dei problemi di incompatibilità, della possibiltà di rovinare il CD-R e per ultimo anche della possibilità di guastare il masterizzatore. Quest'ultima eventualità, legata alla necessità di scrivere in zone estreme, pur essendo possibile in teoria non ha mai trovato riscontro fra gli utenti di questa tecnica.

Quando si scrive un CD-R in overburning alla fine della scrittura possono succedere due cose:

1. La scrittura termina regolarmente senza messaggi di errore. In questo caso avete fatto un CD perfettamente compatibile che non avrà alcun problema da "overburning".
2. La scrittura termina con un messaggio di errore (quasi sempre l'impossibilità di chiudere correttamente il CD-R) o, peggio, si blocca.
In questo caso esiste ancora la possibilità che il vostro CD sia regolarmente leggibile in tutti suoi contenuti. Tuttavia dovete considerare che non sarà rispondente agli standard. Oppure potrà presentare difetti crescenti che vanno dal trocamento dell'ultimo brano musicale (o dell'ultimo file dati in ordine spaziale) fino alla completa inutizzabilità.

Overburning e dischi di capacità superiore allo standard:
Oggi sono disponibili (anzi ormai si trovano solo quelli) CD-R da 700 MB (ovvero 80 minuti) allo stesso prezzo di quelli standard da 74 minuti. Inoltre sono ormai disponibili tagli anche da 90 o 100 minuti.
Cerchiamo di chiarire subito che durata ed overburning sono due cose diverse.
L'overburning sfrutta quanto visto sopra per mettere più dati in un certo CD-R aumentandone di fatto la capienza effettiva; ma senza variarne le caratteristiche costruttive.
I CD-R di maggiore capacità sono ottenuti invece con un intervento costruttivo; ovvero le spirali che costituiscono il CD-R sono più strette (o meglio più ravvicinate) consentendo in tal modo di aumentare la capacità.
Il primo livello, ovvero i CD-R da 80 minuti, sono ormai accettati da quasi tutti i lettori. Solo lettori audio un po' datati hanno difficoltà a causa della spirale più ravvicinata.
I CD da 100 minuti sono invece una scommessa, supportata da un numero ridotto sia di masterizzatori sia di lettori.
Ricordiamo inoltre che la possibilità di overburning diminuisce già passando dai CD di 74 minuti a quelli da 80; e questo perché il costruttore, limitato negli spazi, non abbonda più nella zona registrabile come avveniva per quelli da 74 minuti.

Consigli:
Come ultima cosa qualche consiglio dello scrivente: usate pure l'overburning ma limitate il tempo globale in modo che una parte della Lead Out possa essere scritta (ve ne accorgete dal messaggio di errore che vi darà il vostro programma di scrittura)
Ricordate che i CD da 80 minuti sono già un po' più critici e consentono meno overburning.
Infine evitate queste tecniche sui CD da 100 minuti che sono già una tecnica estrema da soli, senza ricorso all'overburning.
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Old 01-04-2003, 21:00   #7
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ERRORI E CORREZIONE D'ERRORE
by Mistral PaolinuX


Quando si ha a che fare con un flusso digitale di dati, la struttura binaria di questo flusso consente l'utilizzo di alcuni accorgimenti al fine di corregge gli inevitabili errori che inficiano la struttura stessa. Se poi si parla di scrittura su CD, la questione diviene ancor più interessante, soprattutto per quanto riguarda i CD-DA (Digital Audio), in cui gli errori vanno ad intaccare proprio l'esperienza dell'ascolto. Limitandosi all'ambito dei CD, si possono fare diverse considerazioni

1)Le origini di un errore
La causa più frequente di un errore è il cosiddetto "dropout", cioè un difetto nel supporto (non solo un difetto costruttivo) che causa una perdita di segnale durante la lettura del CD. Le cause del "dropout" possono essere un supporto che presenta difetti di fabbricazione oppure un difetto sopravvenuto a causa del normale utilizzo dei supporti (il più comune è il graffio sulla superficie del CD)

2)I vari tipi di errore
E' utile distinguere immediateamente due macrocategorie di errori
a) i random bit errors, cioè errori che non sono correlati tra di loro
b) i burst error un errore di ampiezza notevole (formato quindi da più errori consecutivi) che può anche rendere illeggibili molti bits.

3) La ridondanza
Com'è noto, i computers interpretano solo dati binari, cioè sequenze di 0 ed 1. Questo, di suo, consente di ricorrere ad un primo metodo di correzione d'errore, cioè la ridondanza. La tecnica è pittosto semplice: oltre ai normali dati, vengono registrati sul CD anche dei dei dati ridondanti, cioè identici a quelli registrati in precedenza, in modo da poter eseguire controlli di validità del flusso digitale e di sostituire sequenze errate con le sequenze corrette ottenute con il semplice metodo del ricalcolo. Tuttavia la ridondanza non è sufficiente qualora si abbia un errore di vaste dimensioni o non vi siano dati sufficienti per il calcolo di ridondanza. Per questo motivo, si adottano altre tecniche, soprattutto nel campo dell'audio.

Sulla base di questi concetti generali, è possibile approfondire vari argomenti:

4) Il riconoscomento degli errori
Ci sono diversi metodi grazie ai quali si può riconoscere un errore

a) Codice di Controllo di Ridondanza Ciclica (CCRC)
Si tratta del metodo più usato in campo audio. Il funzionamento pratico è ben chiarito da un esempio: assumendo il numero binario 1011011010 (in cui ci sono 6 dati 1), gli viene aggiunto il numero binario 0110 (che in decimale è il numero 6, cioè la quantità di 1 presenti nel dato originale, e che si ottiene sommando in binario 1+1+1+1+1+1), quindi di usa il 0110 per verificare l'esattezza del dato ed eventualmente correggerlo.

b) Codice di Correzione d'Errore (CCE)
Tramite i dati ridondanti è possibile correggere gli errori generatisi in fase di registrazione o di lettura. Esistono molti codici di correzione d'errore, e l'analisi scende nel campo della matematica pura (che è ininfluente per questa trattazione, e per la quale non ho competenze specifiche, ergo mi astengo anche solo dal provarci). In generale, comunque, si usano o un metodo algebrico od un metodo probabilistico.

c) Interleaving e Cross Interleaving
La bontà della correzione d'errore dipende dalla capacità dell'algoritmo di utilizzare i dati ridondanti o ricostruire i dati mancanti. Tuttavia nel caso di errori ampi, come il burst error, vengono persi sia i dati normali che quelli ridondanti. I dati, però, vengono "spalmati" su ampie porzioni del CD, in modo che siano dispersi lungo tutta la superficie del CD. Questo, ovviamente, aumenta la possibilità di correggere errori ampi. Inoltre è possibile, sempre per aumentare la possibilità di correggere errori ampi, che vengano impiegati due codici di correzione d'errore, separati non solo dall'interleaving, ma anche da un ritardo, di modo che le anomalie trovate dal primo blocco vengano utilizzate come puntatori d'errore per il secondo blocco. Questo metodo, detto Cross Interleaving, è utilizzato proprio per la correzione d'errore nei CD. Quest'ultima considerazione permette di passare al CIRC

5)CIRC - Cross Interleaved Reed-Solomon Code
Tutti i dati (sia per l'audio che per i CD-ROM) scritti su CD usano il sistema di encoding CIRC Rispettando il CIRC, per tutti i dati scritti su ogni CD vengono aggiunti alcuni byets ai dati, in fase di premastering, in modo da ottenere una lettura perfetta anche in caso di una scrittura non perfetta o di alterazioni fisiche che possono inficiare la lettura. Tanto per dare qualche dato numerico, per i CD audio l'encoding CIRC fa in modo che vi sia 1 bit incorreggibile su 10^9 bits; per i CD-ROM, la frequenza di bits incorreggibili è aumentata a 1 bit ogni 10^12 bits (grazie al fatto che per i CD-ROM viene riservato spazio per i CCE). Il CIRC permette la correzione di burst errors con ampiezza fino a 3500 bits (2,4 mm di lunghezza) e la compensazione per burst errors di ampiezza fino a 12000 bits (ben 8,5 mm di lunghezza).Il CIRC utilizza 2 tecniche per trovare e correggere i bytes errati, e cioè sia la ridondanza che l'interleaving. Per quanto riguarda la ridondanzai, il CIRC prevede l'aggiunta di dati di ridondanza pari al 25% dei dati "normali". Per quanto riguarda invece l'interleaving, il CIRC distribuisce un blocco, formato da 24 bytes in 109 blocchi adiacenti, di modo che per distruggere completamente un byte sarebbe necessario distruggere tutti e 109 i blocchi, ma, in caso di dropouts comuni (graffi, impronte, polvere) rimangono sempre abbastanza dati per ricostruire i bytes danneggiati. A questo si deve aggiungere che i due livelli di correzione usati dal CIRC (i famosi C1 e C2) sono stati studiati apposta per correggere i burst errors, e non solo gli errori casuali (che nel campo dell'audio generano solo rumore gaussiano, detto anche rumore bianco). A questo punto è necessario esaminare -a grandi linee- come funziona il sistema di decodifica di un CD. Il segnale RF (generato dal Photo Detector che misura la quantità di luce che viene riflessa dalla traccia su cui si trova il laser di lettura) è inviato all'encoder EFM (Eight to Fourteen Modulation, un metodo di encoding dei dati usato per fare in modo che la lunghezza di pits e lands sia sempre non meno di 3 e non più di 11 bits, il che peraltro riduce il jitter ed altre distorsioni), dove il flusso EFM viene decodificato e passa al vaglio del C1 (cioè il primo livello di correzione CIRC). Se il C1 viene passato con successo, si va al C2 (il secondo livello di correzione CIRC). Se i dati C2 posso essere decodificati, allora i dati sono corretti e non ci sono problemi: vengono raggruppati (o meglio, viene rimosso l'interleaving). Se invece il controllo C2 fallisce, bisonga distinguere se si ha a che fare con un CD-DA o con un CD-ROM:

CD-DA -> i dati, vengono fatti passare attraverso un sistema di mascheramento degli errori (dopodiché passano per il convertitore D/A e quindi arrivano -finalmente- alle casse). Da notare che è solo in casi rarissimi (si parla di 1 volta ogni 125 ore) il decoder CIRC non riesce ad trovare un errore e mandarlo al mascheramento errori; in questo caso, di solito, si sente un click. Il flusso digitale che è il dato dell'audio è cosiderato esatto a meno che il CIRC non trovi un errore C2 che non possa essere corretto. Nel caso che tutti i dati che rappresentano quel segmento audio errato siano corretti, allora l'audio errato viene interpolato, in modo da non sentire "artifacts" durante la riproduzione.

CD-ROM-> Il chipset del lettore CD usa la flag C2 per segnare i dati errati; questi dati verrano inviati al Layer3, cioè un ulteriore livello di correzione d'errore presente solo nei CD-ROM (che usano per i dati solo 2048 bytes, al contrario dei CD-DA, che usano per i dati tutti i 2352 bytes che formano un blocco).

6) Errori C1 e C2
Per la misurazione degli errori C1 e C2 si ricorre ad un metodo che considera la quantità e la severità degli errori sull'intero disco. Generlamente, per indicare gli errori, si ricorre alla terminlogio Exy (da leggere E-ics-ipsilon), con x=numero di bytes contenenti un errore e y=livello di decodifica (1 o 2). Inizialmente vengono letti i frames modulati secondo il metodo EFM. Quando il lettore legge il frame, quest'ultimo viene demodulato, per poi passare al vaglio del C1 e del C2.

Al livello C1 possono verificarsi i seguenti errori:
E11 -> 1 errore è presente ed è stato corretto a livello C1
E21 -> 2 errori sono presenti e sono stati corretti a livello C1
E31 -> Sono presenti 3 o più errori a livello C1. A questo livello la correzione è impossibile, ed il blocco viene passato al C2

Nel caso di un errore E31, si passa al livello C2 possono, in cui possono verificarsi errori:
E21 -> 1 errore è presente ed è stato corretto a livello C2
E22 -> 2 errori sono presenti e sono stati corretti a livello C2 (è il peggior errore correggibile)
E32 -> Sono presenti 3 o più errori a livello C2. La correzione è impossibile.

Avendo come base gli errori Exy è stata inventata la misurazione BEGL (Burst Error Greater than Lenght), che indica un errore non correggibile, dovuto a 7 errori C1 consecutivi. Gli errori BEGL sono quelli che causano errori di tipo E32. Attenzione però: il fatto che ci siano errori incorreggibili non significa che il disco sia inutilizzabile! Bisonga però, ancora una volta, distinguere a seconda che si abbia un CD-DA od un CD-ROM

CD-DA
I lettori audio hanno un circuito di interpolazione/mascheramento degli errori che nasconde questi errori (anche se il più delle volte si sentono degli artifacts)

CD-ROM
Nel caso dei CD-ROM, vi è un ulteriore livello di correzione d'errore: il cosiddetto Layer3, formato da quei 304 bytes non utilizzati per i dati (ricordo infatti che i CD-DA utilizzano per i dati tutti i 2352 bytes presenti in un blocco, mentre i CD-ROM ne usano solo 2048).

Il problema è che in presenza di errori E32 non si può lasciare alcuna tolleranza per la degradazione naturale che il CD subirà a causa di graffi, ditate e simili.


7) Il jitter
Detto questo, è necessario puntualizzare che il miglior sistema di individuazione degli errori, sia per i CD-DA che per i CD-ROM è e resta il jitter (cfr la parte sull'audio per la definizione e le cause). Tornando al livello della semplice lettura di un CD è importante aver presente che quel che conta sono le transizioni tra pits e lands: solo una transizione (sia essa tra pit e land o land e pit) equivale ad un 1. Quindi una deviazione (anticipo o ritardo) nel tempo di lettura della transizione può generare un errore, e lo genera sicuramente se il ritardo è di 115 nanosecondi. Inoltre qualsiasi tipo di difetto su un CD aumenta il jitter (è fisicamente impossibile ottenere un jitter pari a 0), il che significa che il jitter è a tutti gli effetti il miglior metodo di misurazione della bontà di un CD. Il solo problema è che la misurazione del jitter richiede l'impiego di un oscilloscopio. Infatti il jitter può essere misurato guardando il segnale HF (alta frequenza) generato dal pick-up del lettore CD, che rappresenta l'intensità della luce riflessa dalla superficie del CD. In pratica il jitter, essendo una questione di tempo, può essere rappresentato da una forma d'onda, ma il solo modo di ottenere quella forma d'onda è di mettere tra il fotodiodo che capta la luce riflessa ed il demodulatore di segnale che "interpreta" quella quantità di luce, un strumento in grado di analizzare gli intervalli di tempo, e cioè proprio un oscilloscopio. Il che non significa che misurare gli errori C1 e C2 sia inutile, ma solo che si tratta di un metodo impreciso rispetto alla misuarazione del jitter, che, in quest'ambito, è estrapolato dalla sua sede naturale (l'audio) per essere utilizzato come metodo di verifica di un CD.

Ultima modifica di MM : 10-09-2003 alle 16:26.
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I SUPPORTI
by Adric

I Compact Disc
I Compact Disc sono supporti di memorizzazione di tipo ottico (e non magnetico, a differenza dei nastri) che vengono letti e scritti tramite un raggio laser. Esistono anche dispositivi ottici di altro tipo, tra cui i Laser Disc e i MO (MagnetoOttici).
I CD-R (Compact Disc Recordable, in italiano Compact Disc Registrabili) sono solo uno dei tanti formati di compact disc derivati dall'originario Compact Disc Audio. Ciascuno di questi formati di cd ha delle proprie specifiche, dettate da appositi "libri di colori " :
red book (libro rosso) per il cd audio, yellow book (libro gialllo) per i CD-Rom, orange book (libro arancione) per il cd registrabile ecc ecc. Il nome del colore dei libri deriva dal colore del dorso che rilega ciascuna di queste pubblicazioni ufficiali.
In realtà spesso molti di questi "book" raggruppano al loro interno non uno ma molteplici formati, ciascuno contraddistinto da una struttura fisica e logica di base (definita appunto dal book) e da due o più modalita alternative. Molti di questi formati non si sono affermati commercialmente.
Nel 1996 venne presentato un nuovo supporto ad alta densità e capacità, il DVD (Digital Versatile Disc), di cui oggi ne esistono diverse varianti. La trattazione e la classificazione degli altri tipi di cd e dei dvd è al di fuori degli scopi del presente testo.

Il Compact Disc Audio
o Compact Disc Digital Audio (CD-DA), venne sviluppato nel corso degli anni 70'. Alla Philips si devono gli studi e la realizzazione dei supporti ottici veri e propri; alla Sony invece gli studi e il perfezionamento del campionamento digitale (tecnologia PCM) inventato dalla Bell Laboratories e migliorato dalla NHK (l'ente televisivo di stato giapponese). In seguito alla proposta di definizione di uno standard internazionale per la registrazione audio digitale, nel 1978 vennero scelti il tipo di materiale dei supporti (il policarbonato), le lunghezze d'onda, il tipo di laser da impiegare nella lettura e i parametri fisici e logici del supporto. Philips e Sony si accordarono:
- sulla frequenza di campionamento analogica (44,1 kHz)
- sulla risoluzione digitale del campionamento PCM (16 bit)
- sul diametro del supporto (12 cm o 120 millimetri)
- sulla lunghezza del contenuto audio (non superiore ai 74 minuti e 30 secondi)
Per ogni secondo di musica, il PCM a 44,1 kHz per 16 bit su due canali stereofonici campiona un totale di 1.411.200 bit. Questa stringa nelle specifiche del primo cd audio deve essere ripartita in tanti "blocchi" indirizzabili singolarmente, che letti l'uno dopo l'altro assicurano un flusso (stream) costante (il throughput è di 150 kilobyte al secondo, corrispondente alla velocità "1x".). Il blocco in oggetto è in realtà una struttura che successivamente venne ridefinita a posteriori, in sede di elaborazione del formato Cd-Rom.
L'unità più elementare di un Cd Digital Audio è in effetti il "frame", una stringa di 24 byte di dati interlacciati con circa 400 bit di dati di correzione e controllo, per un totale complessivo di 588 bit letti in un intervallo di 136 microsecondi. La ridotta dimensione del frame e l'uso di tecniche di correzione automatica dell'errore assicurano la stabilità del supporto Cd che può resistere, fino a una certa soglia, a graffi e danneggiamenti, ovvero alla perdita di una piccolissima porzione di dati. Se troppi errori sono presenti sul supporto il lettore interpolerà? (in parole povere: cercherà di indovinare i valori mancanti) e naturalmente modificherà il risultato sonoro, la cui differenza potrebbe essere distintamente avvertibile.
Al'interno di ogni struttura vengono a trovarsi 2.352 byte utili, e questa è l'unità di misura del settore fisico di un Cd. Dal punto di vista logico questi settori possono essere in un certo numero di tracce, fino ad un massimo di 99, ciascuna corripondente a un brano musicale. Ogni secondo di musica contiene 75 settori.
Il cd audio venne annunciato nel 1979, definitivamente codificato nel 1980 e lanciato sul mercato nel 1982. Le sue specifiche fanno riferimento alle norme Iso 10149.

Il Cd-Rom
Il Cd-Rom (CD-Read Only Memory o CD memoria a sola lettura) è tuttora il dispositivo otttico più diffuso e utilizzato. Venne definito nel 1983 (Yellow Book). Alla struttura del frame affianca la sovrastruttura del settore, pari a 2352 byte, che coincide con la lunghezza del blocco indirizzabile in un cd audio. Non tutti i 2352 byte sono usabili per il riversamento dei dati; alcuni byte vengono riservati ai codici di correzione e di controllo. Vennero definiti due tipi di CD-Rom:
- CD-Rom Mode 1, che corrisponde all'incirca al CD-Rom come tutti lo conoscono, il cui settore è costituito da 2048 Byte.
- CD-Rom Mode 2, il cui settore contiene 2336 byte.
I CD-Rom una volta duplicati attraverso il loro stampaggio industriale a partire da un supporto master originale, non possono essere scritti. Il colore del loro fondo è sempre argentato.Il Cd Rom è più resistente rispetto al Cd-r.

I formati logici
Essendo il CD-Rom essenzialmente un supporto per uso Pc, per quest'ultimo assume particolare importanza il modo di organizzare il contenuto, sulla base non solo dei formati fisici, ma anche di formati logici. A metà degli anni 80 non c'erano formati logici standard, e questo rappresentava un problema perchè la modalità di lettura dei dati che costuiscono un file varia da un sistema operativo all'altro, in base ai diversi File System applicati.
Un gruppo di produttori di Cd informatici costituì un apposito comitato, definendo un formato standard, l'High Sierra Format o Hfs, successivamente convertito con qualche leggera modifica nello standard Iso 9660.
Dell'Iso 9660 vennero varati 3 livelli:
- Level 1, con il formato logico ricalcato sulle necessità del sistema operativo Ms.Dos, con nomi di file corti
- Level 2, con nomi di file consentiti più lunghi, un formato adatto per i sistemi Unix
- Level 3

Negli anni successivi nacquero rispettivamente:
- lo Joliet, tipico di Windows 95
- il Rock Ridge Interchange Project, per l'ambiente Unix
- l'Hfs (Hierarchical File System), per l'Apple Macintosh.

In seguito comparvero anche i dischi "ibridi", sui quali convivevano due formati logici diversi, sostanzialmente l'iso 9660 e l'Apple Hfs.
Questo formato consentì una facile distribuzione dei programmi software sviluppati sia in versione Dos (e Windows 3.x) sia Macintosh, mentre quest'ultima piattaforma conservava la capacità di leggere direttamente anche un disco Iso 9660. Varianti dell'Iso 9660 sono l'Iso/Iec 13346 e l'Iso/Iec 13490. Successivamente sono comparsi file system alternativi come l'UDF (compatibile con l'Iso 9660) e il Mount Ranier per l'uso con i cd riscrivibili attraverso l'uso della tecnica di scrittura a pacchetti (Packet Writing).

I Cd-r
Sono supporti di natura magneto-ottica. La prima parte dello standard che li definisce, L'Orange Book, risale al 1988; la seconda parte al 1991. Il primo cd-r venne presentato dalla società giapponese Taiyo Yuden, mentre il primo registratore di cd-r venne commercializzato dalla società (originariamente statunitense) Marantz nel 1991. Le specifiche dei cd-r (orange book) sono state stabilite congiuntamente da Philips, Sony e Taiyo Yuden.

Differenze tra cd-r e e cd-rom
I cd-r, a differenza dei cd rom vengono "masterizzati" e non "stampati".
I vecchi lettori DVD della prima e della seconda generazione purtroppo non sono tecnicamente in grado di leggere i cd-r incisi (la ragione è la diversa lunghezza d'onda del laser usato) mentre molto spesso sono in grado di leggere i cd audio stampati.
I cd-r sono assai più facilmente danneggiabili (in svariate maniere) rispetto ai cd stampati.
Fisicamente sono differenti anche se similari, avendo la stessa dimensione, sono pensati per essere riprodotti nelle stesse macchine e entrambi hanno uno strato riflettente.
I cd sono realizzati con pit e land; è la transizione tra un pit e un land a rappresentare binariamente 0 od 1, e non il pit o il land, come erroneamente molti credono.
Un cd-r ha uno strato organico (assente nel cd stampato), che quando viene impresso dal laser emula i pit e i land di un cd stampato.
I cd non sono fotosensitivi e i cd-r invece lo sono.
I cd-r sono molto più sensibili all'esposizione alla luce del sole, al calore e ai danni derivanti dai graffi. Alcuni cd-r non hanno una strato protettivo sul lato superiore; anche se i dati sono memorizzati sull'altro lato del disco, questi dischi se graffiati sul lato superiore, rischiano di presentare danni nello strato riflettente.
Olii, e molti tipi di inchiostri, solventi e molte altre sostanze possono danneggiare il cdr se vengono a contatto con ciascuno dei due lati.

Cura e conservazione dei cd-r
- Il lato dei dati (fondo inferiore) del disco deve rimanere privo di graffi, ditate, polvere ecc
- Pulire il disco potrebbe danneggiarlo, rivolgersi ad un esperto se ciò fosse necessario
- mai toccare la superficie di un cd-r
- sempre maneggiare un cdr per i lati esterni (o il buco al centro)
- mai poggiare un cd-r su di una superficie calda
- Sempre riporre il disco nella sua custodia una volta tolto dal lettore o dal masterizzatore
- mai scrivere sul lato dati dei dischi.
- Se si deve scrivere su di un disco, farlo solo sul lato dell'etichetta superiore di un cd-r ed esclusivamente con un pennarello appositamente pensato ad inchiostro indelebile non tossico; mai usare una penna a sfera!
- Mai lasciare un cd fuori della sua custodia esposto alla luce diretta del sole
- Non conservare un cd-r in ambienti eccessivamente caldi e/o umidi

La struttura
I cd-r hanno una struttura del tipo " a sandwich": presentano una serie di strati sovrapposti l'uno sull'altro:
- un'etichetta serigrafata sul lato superiore (non sempre presente)
- ai due lati superiori e inferiori alcuni strati di materiale protettivo trasparente, detto laquer
- uno strato organico (quello di scrittura del cdr)
- uno strato riflettente in metallo
- uno strato in plastica acrilica (policarbonato).
Lo strato organico è il più importante, complesso e costoso nella fase di fabbricazione del cd-r: si compone di piccole zone o avallamenti (detti solchi o pit) in cui la superficie di scrittura viene incisa e resa non riflettente, così da rendere impossibile l'ulteriore riflessione del raggio laser. Le superfici piane tra un pit e l'altro, che non contengono informazioni, sono chiamate land.
Pit e Land sono disposti grosso modo a forma di una non perfetta spirale lungo la circonferenza del disco a partire dal centro verso l'esterno.
Pochè il disco deve riflettere la luce del laser allo strato organico viene aggiunto uno strato metallico. Ci sono quattro metali che sono inerti col policarbonato e sufficientemente riflettenti da essere usati per lo strato riflettente. Sono l'oro, l'argento, il rame e l'alluminio. L'alluminio è il più efficiente in rapporto al costo ed il più usato per lo stampaggio dei dischi preregistrati, ma la maggior parte dei cdr usano l'oro e l'argento a causa della loro maggiore riflettività

L'organizzazione
I dati scritti sul supporto sono divisi in settori, che corrispondono a segmenti della spirale stessa, e tracce, che sono insiemi di settori
Ogni volta che un insieme di tracce viene scritto su disco in una sessione di scrittura, l'intera zona di disco scritta viene identificata come un blocco a sè stante e letta secondo informazioni contenute nel blocco stesso, che prende il nome, appunto, di sessione.
Ciascuna sessione è organizzata su disco secondo la modalità standard in cui sono divisi i file sui supporti di memorizzazione: nel blocco di apertura, detto lead-in, della dimensione di 22 MB per la prima sessione e di 13 MB per le sessioni successive, è contenuta la tabella di allocazione dei file, ovvero l'indice dei dati contenuti nella sessione stessa, comprendente la struttura delle cartelle e la posizione dei file al suo interno (questa tabella è detta Toc - Table Of Contents o tabella dei contenuti - corrispondente al File System dei dischi rigidi). Il lettore raccoglie dalle aree di lead in delle varie sessioni le informazioni per poter accedere ai file e rendere disponibile la struttura degli stessi all'utente.
L'intera struttura delle directory e dei file di un disco è quindi costituita dall'insieme delle tabelle di allocazione collocate nelle tracce di apertura delle sessioni contenute al suo interno. Per questo motivo la maggior parte dei comuni lettori di cd audio non è in grado di leggere cd scritti in più sessioni, anche se creati selezionando la modalità audio, mentre gli stessi possono essere letti dai lettori Cd Rom del Pc. I comuni lettori di Cd audio accettano dischi scritti secondo lo standard Red Book, che prevede un solo Toc sul quale sono collocate tutte le informazioni delle tracce presenti su disco, tracce che devono essere tutte contenute in un'unica sessione. Tutte le tabelle di allocazione file presenti in sessioni successive sono invisibili al lettore Cd audio, ch quindi non è in grado di leggere l'intera struttura del disco.
Nella lead out, ossia la traccia (o area) di uscita, può essere contenuta anche l'informazione della chiusura o "finalizzazione" della sessione o dell'intero disco. Selezionando una semplice opzione che ogni software rende disponibile in fase di scrittura, è possibile decidere di impedire una successiva scrittura del disco. Dopo la scrittura della lead out di finalizzazione, il cdr diventerà effettivamente di sola lettura (Cd- Rom) e non potrà essere scritto. Il numero massimo teorico di sessioni aggiuntive possibili è 50.

La finalizzazione
La scrittura di un CD non può in generale essere interrotta a metà: se questo accade, il cd potrebbe essere inutilizzabile. Per questo è importante avere un disco fisso veloce: un'interruzione del flusso di dati potrebbe essere fatale. Questo non significa che un CD debba essere scritto tutto in una volta: E possibile lasciare il CD "aperto" a ulteriori scritture.
Per scrivere ulteriori dati su CD basta dire al programma di non chiudere il disco (basta cercare opzioni come "finalize disk"), in tal modo si potrà aggiungere altre sessioni di dati (Si consideri in ogni caso che questa operazione spreca dai 6 ai 10 Mb di spazio su cd rom).
Per i CD audio bisogna lasciare aperta la sessione quando si scrive (che è diverso da lasciare aperto il disco) e poi eventualmente aggiungere le tracce; a differenza dei CD dati, il CD non sarà leggibile finchè non si chiude la sessione. Per evitare questo laborioso procedimento sarebbe meglio crearsi un file immagine con la raccolta dei diversi pezzi musicali (presenti anche da cd diversi) e creare il "CD da immagine" in una fase successiva. In questo modo si può registrare il disco in un'unica sessione.
Nella maggior parte dei casi, è possibile riutilizzare i CD bruciati chiudendo la sessione e scrivendo nella parte restante del disco.

Un disco a cui si possono aggiungere dei dati si dice "aperto". Tutti i dati sono scritti nella sessione corrente. Quando si finisce di scrivere, si chiude la sessione. Se si vuole creare un disco multisessione, nello stesso tempo si apre un'altra sessione.
Se non si apre una nuova sessione, non sarà possibile aprirla dopo, e quindi non si potranno aggiungere nuovi dati al CD. L'intero disco è considerato "chiuso". Il processo che fa passare una sessione da aperta a chiusa è chiamato "finalizzazione" o semplicemente "chiusura". Quando si chiude l'ultima sessione, si finalizza, o chiude, anche il disco. Un disco a singola sessione ha tre regioni base: il lead-in, che contiene la tabella dei contenuti (TOC, Table of contents), l'area dei programmi, con i dati o le tracce audio, e il lead-out, che non contiene dati significativi.
Su un disco aperto non sono ancora stati scritti il lead-in e il lead-out. Se si scrivono dei dati su disco e si lascia la sessione aperta, la TOC, che dice al lettore CD dove sono le tracce, viene scritta in un'area separata chiamata Program Memory Area (PMA). Solo i masterizzatori possono leggere la PMA, per cui non è possibile leggere sessioni aperte su un lettore CD standard. I CD audio non vedranno le tracce audio, e i CD-ROM non vedranno i dati. Quando la sessione viene finalizzata, la TOC viene scritta nel lead-in, permettendo alle unità CD di riconoscere il disco. Se si chiude la sessione corrente e se ne apre una nuova, l'area di lead-in della sessione chiusa includerà un link alla successiva. I lettori CD audio non possono passare alla sessione successiva, per cui vedranno solo la prima sessione.
Un lettore CD -Rom, a meno che non sia rotto o antico, riconosce le multisessioni e permette di accedere alla prima, all'ultima o una in mezzo, a seconda di cosa il sistema operativo dice al lettore di fare.
I dischi scritti a pacchetti seguono le stesse regole dei dischi aperti e chiusi, ed è per questo che vanno finalizzati prima che possano essere letti dai CD-Rom normali.

L'ATIP (Absolute TIme In Pregroove)
L'ATIP è particolarmente importante; è in un certo senso la "carta d'identità" codificata all'interno di ciascun supporto (strategia di scrittura, type numerico, sottotipo disco, codice del fabbricante, capacità, potenza di incisione richiesta, posizione delle aree di lead in e di lead-out ecc), che il programma di masterizzazione legge prima di calibrare il laser ed iniziare la scrittura del cdr.
Per individuare le caratteristiche di un supporto, contenute nell'ATIP, è possibile avvalersi di utility dedicate, come Atip Reader, CDR Identifier, CDRInfo o anche attraverso alcuni degli stessi software di masterizzazione (come Feurio, Alcohol 120%, ecc).
Alcuni masterizzatori, pur riuscendo a leggere l'ATIP internamente dei supporti, purtroppo non sono in grado di comunicarle esternamente; in tal caso non sarà possibile usare le sopracitate utility.
Spesso supporti di differente marca, minutaggio, velocità massima certificata e confezionamento (packaging) hanno lo stesso codice ATIP. Pertanto avranno analoghe proprietà e comportamento con i masterizzatori e con i lettori. I supporti con lo stesso ATIP sono dello stesso fabbricante; il codice ATIP è sempre univoco, vale a dire che due fabbricanti non avranno mai lo stesso ATIP (però lo stesso fabbricante può avere più di un ATIP).
Nell'ATIP dei cdr riscrivibili (e talvolta anche in quella dei cdr digiral audio) vi è anche l'informazione sulla velocità supportata, a differenza dei normali cd-r.


Strategie di scrittura
Con Short Strategy e Long Strategy ci si riferisce alla strategia di scrittura (e non alla durata..)
Long Strategy sono sempre i cdr a base Azo e Cianina (anzi alcuni programmi che leggono gli Atip non distinguono tra Azo e Cianina; i Cianina di type numerico 0 in realtà sono di solito gli Azo )
Short Strategy sempre i cdr in Phtalocianina o in Formazan.

I Dye
Chimicamente è un polimero pigmentato dal comportamento simile all'emulsione fotografica.
Esistono quattro tipi di dye:

Cianina: fu il primo ad essere sviluppato. Come materiale è di colore blu, ma combinandosi con lo strato riflettente dorato, il fondo di questi cdr non appare mai di colore blu, ma assume sempre qualche gradazione di verde (scuro, bottiglia, acqua, verde-azzurro). Il brevetto su questo materiale appartiene alla società giapponese Taiyo Yuden.

Phtalocianina: sviluppato dopo la Cianina, ma prima dell'Azo. E' di colore trasparente, ma le combinazioni con lo strato riflettente sono molteplici; il fondo di questi cdr può essere di colore dorato, ma anche champagne, giallo sporco e nero.
Le nuove formulazioni, comparse nel 2000, sono definite come Advanced Phtalocianina. Il brevetto appartiene alla società giapponese Mitsui, ma l'americana Ricoh rivendica di essere stata la prima a sviluppare l'Advanced Phtalocianina.

Azo: sviluppato a metà degli anni 90, e disponibile dal 1996, deriva dalla Cianina, con la quale condivide la strategia di scrittura. E' un materiale di colore blu, e blu è anche il colore del fondo di questi cdr per effetto della combinazione dello strato riflettente in alluminio. Il brevetto appartiene alla società giapponese Mitsubishi, attraverso la sua divisione supporti Verbatim

Formazan E' una combinazione di Cianina e Phtalocianina; con quest'ultima condivide la strategia di scrittura. I cdr di questo tipo hanno un fondo di colore verde giallastro e potrebbero essere confusi con certi cdr in Cianina.
In realtà il Formazan è stato usato da un unico produttore, peraltro quello che ne detiene il brevetto: l'americano Kodak. Dopo il ritiro dal mercato di questo produttore, non dovrebbero più esserci cdr in circolazione a base di questo materiale

Esistono buone e cattive formulazioni di Cianina; così come per la Phtalocianina e per l'Azo. Nel famoso test sulla simulazione dell'invecchiamento condotto da CDMediaworld alcuni anni fa, andarono sia bene che male supporti di tutti e tre i tipi. Taiyo Yuden come titolare del brevetto sulla Cianina richiede dei requisiti minimi per la fabbricazione dei cdr agli altri fabbricanti. Mitsui, titolare del brevetto sulla Phtalocianina, non fa altrettanto. Ed è per questa ragione che i cdr in Phtalocianina, se ben realizzati, sono "i migliori" ma, al tempo stesso anche i cdr più economici di peggiore qualità di solito sono in Phtalocianina.
Anni fa i cdr in Phtalocianina si diceva durassero di più. Le prime formulazioni di Cianina avevano dei problemi; ma quelle di questi ultimi anni sono molto più stabili. Le Phtalocianine di oggi sono assai diverse da quella col quel fondo dal bel colore caratteristico Gold; troppo costosa da fabbricare....
Comunque non è dal colore del fondo che si deve giudicare la qualità e il grado di compatibilità di un cdr.
In sostanza non c'è un dye migliore a parità di qualità di realizzazione. Se da un lato i cd-r in Phtalocianina alcuni anni fa sembrava durassero di più (oggi non è affatto detto) ed essere più adatti ad essere incisi alle alte velocità, dall'altro i supporti in Cianina in genere danno meno problemi di lettura con la maggior parte dei lettori e forniscono un numero di errori di tipo C1 e C2 in media più basso rispetto ai cdr in Phtalocianina con la maggior parte dei masterizzatori.

La confusione sui cdr gold (e sui cdr silver)
Spesso i cdr a base Phtalocianina sono definiti come gold. Non è del tutto esatto; non tutti i cdr a base Phtalocianina hanno il fondo di colore dorato; in alcuni assumono varie gradazioni di giallo, in altri addirittura di colore nero.
Le marche di cdr ci hanno giocato su questo contribuendo alla confusione. Pertanto è possibile comprare dei cdr definiti sulla confezione come gold che:
a) sono a base Phtalocianina, e hanno il colore del fondo dorato (quindi hanno due strati dorati);
b) sono a base Phtalocianina, ma dal colore del fondo non dorato (hanno solo lo strato riflettente dorato);
c) sono a base Cianina, e sono definiti gold dalla marca solo perchè hanno la verniciatura protettiva del lato superiore di colore dorato (ma non hanno nè lo strato organico ne quello riflettente dorati)

Analoga confusione regna per i cd silver: alcuni sono a base cianina, altri a base Phtalocianina (questi ultimi spesso definiti silver gold, hanno lo strato riflettente dorato).

Type numerici
Sono 10, numerati da 0 a 9.
I primi 5 (da 0 a 4) sono tipici dei cdr Long Strategy;
Gli altri 5 (da 5 a 9) sono tipici dei cdr Short Strategy
1, 2 e 4 (supporti a base Cianina)
0, 3 (supporti a base Azo)
5, 6, 8, 9 (supporti a base Phtalocianina)
7 (supporti a base Formazan)

Sottotipo disco
I due parametri riportati da questo campo non hanno a che fare con la qualità del disco (come erroneamente inducono a pensare Feurio o Atip Reader), ma si riferiscono rispettivamente al campo di assimetria (range di valori +-) e al tipo di supporto (A,B,C) che sono usati durante la calibrazione del laser per incidere il disco. In sostanza ci sono 6 tipi di dischi (A+,A-,B+,B-,C+,C- ) che saranno incisi in maniera leggermente diversa da un buon drive. Quando c'è il valore 0 significa che il programma non riconosce il valore che legge nei bytes dell'ATIP.


Uso non ristretto
indica la presenza o meno del byte di controllo sul SMCS. Nei cdr digital audio questo è presente, pertanto non è possibile effettuarne la copia della copia di questi supporti su di un masterizzatore da tavolo.

Potenza di incisione richiesta (Target Writing Power)
La maggior parte dei cdr ha un fattore di incisione raccomandato pari a 4 mW o 5 mW. Quelli con fattore pari a 6 mW o, peggio ancora, a 7 mW sforzano maggiormente il laser del masterizzatore e andrebbero evitati.


Tipi di cd-r

Cd-r a singola scrittura
- cd-r propriamente detti
- Cd Digital Audio

Cd scrivibili più volte
- Cd riscrivibili (cd-rw)
- Cd riscrivibili Digital Audio


I cdr Digital Audio ("for music use" o for Consumers only)
I Cd-r Digital Audio e cd-rw (riscrivibili) Digital Audio sono identici ai normali cd-r e cd-rw. Le uniche differenze sono:
1) cdr digital audio e cd-rw digital audio hanno un byte di controllo inserito nell'ATIP che viene riconosciuto dal registratore di cd; cd-r e cd-rw non hanno tale byte e non possono essere incisi dal registratore, ma solo dal masterizzatore per pc. Ovviamente i masterizzatori per pc possono incidere anche questi più costosi supporti, oltre che i normali cdr, tranne alcuni vecchi modelli che non riconoscono quel byte di controllo e non sono in grado di inciderli.
2) cd digital audio e cd-rw digital audio incorporano uno schema di protezione della copia detto Serial Copy Management System (SCMS) - così come le cassette DAT-, quindi sui registratori di cd-r non è possibile duplicarli (cioà farne la copia della copia)
L'idea è quella di limitare copie non autorizzate della cosiddetta proprietà intellettuale, cioè musica i cui diritti sono posseduti dai legittimi autori, esecutori ed editori.
3) cd digital audio e cd-rw digital audio costano di più perchè una parte del loro prezzo viene incamerato dalla associazione degli autori (ed editori) del paese in cui vengono commercializzati (SIAE in Italia, GEMA in Germania, SACEM in Francia, ASCAP e BMI negli USA ecc).
I riscrivibili audio (cd-rw digital audio) costano di più sia dei riscrivibili non audio che dei cdr audio non riscrivibili.
I Cd-R digital audio devono essere incisi a bassa velocità; i modelli più vecchi in commercio non possono essere incisi a velocità superiori a 4x; con gli altri ci si può spingere al massimo fino a 8x o 12x.

I cd Riscrivibili (cd-rw; in inglese CD-Rewritable)
I cd riscrivibili sono il frutto dell'estensione (Part 3, 1994) dello standard Orange book dei cdr .
Sono quelli che possono essere cancellati e riscritti, a differenza dei normali cdr a singola scrittura. Prima di essere riscritti, devono però essere cancellati.
Normalmente il loro tipo di utilizzo è identico a quello dei cdr, a meno di non avvalersi di uno dei software per dischi UDF: i quali usano un formato del disco del tutto differente; fintanto che un cd riscrivibile non viene completamente cancellato e reinizializzato, la modalità di scrittura è del tutto identica a quella dei comuni cdr.
I cd-rw impiegano una tecnologia detta "a cambiamento di fase" (phase change); lo stato del materiale contenuto nella pellicola di smalto di registrazione passa da cristallino ad amorfo.
A differenza dei normali cdr (composti nella superficie di lettura da un materiale organico), nei cd-rw il materiale è inorganico ed in grado, se sottoposto ad un raggio laser di determinata potenza, di ritornare al suo stato originario, rendendo nuovamente disponibile il disco per la scrittura.
Ormai tutti i masterizzatori sono in grado di scriverli, mentre i vecchi modelli sono in grado di scrivere solo i normali cdr.
Tutti i lettori cd e dvd per pc che riportano il logo "multiread" sono in grado di leggerli
I cd-rw hanno un grado di riflettività inferiore a quella dei normali cdr, che ne rende difficile o impossibile (a seconda dei casi) la lettura su apparecchi stand-alone come parecchi lettori cd da tavolo, per automobile (car) e portatili; viceversa spesso è più facile che un lettore DVD da tavolo riesca a leggere i cd riscrivibili piuttosto che i cdr.
I lettori compatibili con i cd-rw riportano di solito la dicitura cd-rw compatibile o il logo Multiread
I cd-rw, anche a causa della loro maggiore complessità sono assai più costosi dei cd-r.

In base alle velocità di incisione ci sono vari tipi (e sottotipi) di supporti CD-RW (o riscrivibili):
i vecchi Low Speed (1x-2x)
i nuovi Low Speed (1x-4x)
i vecchi Hi-Speed (4x-10x)
i nuovi Hi-Speed (4x-12x)
gli UltraSpeed (10x-24x)

La durata di un cd riscrivibile è difficile da stabilire, oltre il numero di riscritture contano anche condizioni ambientali come temperatura, umidità e esposizione alla luce. In ogni caso è mediamente inferiore a quella di un cdr normale; non sono supporti adatti a conservare per diversi anni i dati (stesso discorso vale per i normali cdr da 90 e da 99 minuti)
I produttori dichiarano un massimo di circa 1000 riscritture possibili, ma sembra essere un valore un pò esagerato...

Diametro
cd da 8 cm
cd da 12 cm

Capacità nominali
da 21 minuti (184 MB)
da 63 minuti (553 MB)
da 74 minuti (650 MB)
da 80 minuti (700 MB)
da 90 minuti (790 MB)
da 99 minuti (870 MB)

I supporti da 8 cm (essenzialmente quelli da 21 minuti) non sono incidibili con i vecchi masterizzatori e non sono leggibili su tutti i lettori. Esistevano anche i supporti da 18 minuti (pari a 158 MB) ma non hanno avuto alcun riscontro commerciale.
I primi cdr che apparvero furono quelli da 63 minuti, presto seguiti da quelli da 74. I cd da 80, originariamente non previsti dall'orange book sono apparsi alcuni anni dopo e per parecchio tempo furono costosi e introvabili, finchè non venne introdotta una modifica nello standard Orange Book che li ha 'ufficializzati' ; ma continuano ad essere considerati tuttora una violazione dello standard Red book relativo ai cd audio.

I cdr da 90 e 99 minuti
Nei 1999 sono stati introdotti sul mercato dei supporti da 90 e 99/100 minuti; i cdr che oltrepassano gli 80 minuti sono considerati tuttora una violazione sia dello standard Orange Book da parte di Philips, Sony e Taiyo Yuden che dello standard Red Book da parte di Philips e Sony sui cd audio, cosicchè non ci sono garanzie che questi cdr possano essere incisi correttamente; anche qualora vengano incisi con successo, ciò non significa che questi possano essere riprodotti correttamente su tutti i lettori e che tutti i lettori siano in grado di leggerli.
Anche i produttori dei masterizzatori e dei lettori cd ufficialmente non li riconoscono; anche se i modelli recenti di questi apparecchi in realtà sono in grado di inciderli, sia pure esclusivamente in overburning (dal loro ATIP risultano essere dei supporti di 79minuti e 59 secondi).
Oltre al fatto che la spirale è inevitabilmente troppo stretta nei cdr da 99 minuti (e da qui il problema che molti lettori cd non riescono a trovare la traccia e in riproduzione il cd potrebbe saltare) ci sono parecchi altri problemi:
L'indirizzamento nei cdr da 99 minuti.
Un problema particolare è dato dall'indirizzamento dei settori sul CD: Su di un CD la posizione è espressa nel cosiddetto Codice MSF (Minuti:Secondi:Frazioni; una frazione = 1/75 di secondo). Perciò possono essere mostrate durate fino a 99 minuti - ma: i tempi intercorrenti da 90:00:00 a 99:59:74 sono riservati per l'area di Lead Out e quando vengono tradotti nel numero di settori consecutivi danno Valori Negativi (Il valore 99:59:74 è per esempio il numero di settore -151, 99:00:00 il numero di settore -4650, 90:00:00 il numero di settore -45150).
Così, se un cd-r da 99 minuti è inciso per più di 90 minuti, alcuni settori appaiono duplicati sul cd. Il fatto che ciò può determinare problemi appare scontato. Per questa ragione, molti masterizzatori anche "si rifiutano" di scrivere su questi cdr - il che è in effetti assai giusto perchè, come già menzionato, sono usati dei numeri di settore non corretti.
La visualizzazione della durata
La durata complessiva è mostrata su ogni cd-r. Come spiegato sopra, una durata di 99:00:00 è da considerare "illegale" (fuori standard) . I cd-r di questo tipo possono essere instantaneamente rifiutati da molti masterizzatori in quanto "illegali" (dal punto di vista tecnico e non legislativo ovviamente).
Così tutti i cd-r da 99 minuti che abbiamo visto vengono "camuffati" come cd-r da 80 minuti, cioè mostrano una durata di 80 minuti.
Perciò il fatto che un programma mostri la durata sbagliata non è un errore di quel programma - ma è l'informazione dichiarata dal cd-r nell'ATIP che è in principio sbagliata. Ciò naturalmente implica che la capacità calcolata dai programmi non è attendibile.
I programmi logicamente credono che il cd-r contenga 80 minuti e pertanto restituiscono un avviso di overburning
Altri problemi
Durante la riproduzione dei CD-R da 90/99 minuti i seguenti problemi possono verificarsi:
- Il lettore Cd (o DVD) non riconosce il CD: Come riportato sopra, i cd-r da 90/99 minuti non sono previsti dallo standard red book, cioè sono "illegali". Alcuni lettori rifiutano del tutto di riprodurre questi cd-r
- Salti, errori di lettura. A causa della traccia troppo stretta (vedi sopra) errori di lettura spesso possono manifestarsi (es: salti)
- Problemi nella selezione delle tracce. Con molti lettori CD ci sono anche problemi di selezione delle tracce: quelle che iniziano oltre i 90:00 spesso non sono accessibili direttamente. Se si cerca di accedere direttamente a queste tracce, il lettore può spesso non riuscire a trovare la traccia (sebbene di solito la riproduzione del cd funzioni)
- Problemi di lettura/copia: Una seconda lettura o la loro copia spesso non è effettuabile.
Un problema in fase di scrittura è dato dal fatto che il masterizzatore deve supportare l'incisione dei CD-R da 90/99 minuti. Dal momento che non erano originariamente previsti dal red book - molti apparecchi (peraltro giustamente) rifiutano di incidere questi cd-r. Solo il fabbricante dell'apparecchio è in grado di cambiare la situazione. Molti masterizzatori possono incidere fino a un massimo di 89:59, quelli piu vecchi spesso si fermano a 79:59.

Capacità dati e capacità audio
I classici cd-r di 74 minuti possono essere presentati come supporti da 650MB, 680MB, o 700MB di capacità dati. Questi supporti in effetti hanno tutti la stessa dimensione; mentre è possibile ottenere uno o due minuti extra in base all'esatta modalità di costruzione, non è possibile ottenere un extra di 30MB di dati su un supporto da 74 minuti.
In effetti solo 2040 byte di ciascuno dei 2352 byte di ogni settore sono usati per memorizzare dati. I byte rimanenti vengono utilizzati per il controllo degli errori e altri campi. Ecco perchè è possibile inserire 747 MB di files WAV su un cd-r da 650MB di capacità dati.
(E ovviamente per i cd-r da 700 MB di capacità dati la capacità audio supera la soglia degli 800 MB, 807,4 MB per la precisione)
Va ricordato che i produttori di dischi fissi non misurano i MB nello stesso modo di come viene fatto dai produttori di CD e delle memorie RAM. Il "MB" per le memorie RAM e i CD-R è da intendersi 1024x1024 (sistema binario, 2 alla decima), invece per i dischi fissi è da intendersi come 1000x1000 (sistema decimale, 10 alla terza)
[Il sistema decimale viene usato commercialmente per specificare la dimensione dei dischi, ma scientificamente parlando, seguono la stessa logica. Solo per precisazione; non è un appunto alla discussione, ma un chiarimento per evitare equivoci: i Byte sono uguali per tutti. - (MM) ]

Questo va tenuto presente in caso di acquisto di un disco fisso destinato a contenere un intero CD. Un CD dati può contenere 650 "RAM" MB, circa 682 "disk" MB; questo è il motivo per cui alcuni CD-R riportano erroneamente 680MB di capacità.
Riepilogando, in sostanza si hanno
74 minuti == 333,000 settori == 650.3MB CD-ROM == 746.9MB CD-DA
80 minuti == 360,000 settori == 703.1MB CD-ROM == 807.4MB CD-DA
Alcuni programmi informano sul numero esatto di blocchi disponibili sul CD. E' difficile comunque trarne delle conclusioni; un articolo comparso sul sito EMedia Professional ha scoperto che non solo la capacità del disco varia da marca a marca e da gruppo a gruppo, ma può dipendere anche dal modello del masterizzatore che viene usato per esaminare il disco.
Un controllo informale condotto da un utente ha trovato che la differenza tra il più grande ed il più piccolo dei CD-R era di circa 3500 blocchi (47 secondi, o 7MB), il che non è neanche lontanamente la differenza tra 650MB e 680MB o 700MB citata da alcuni produttori.tutti i dischi avevano almeno 333,000 blocchi, come richiesto dalla specifica Red Book. (Prima di domandarsi quali dischi permettevano di contenere più dati per acquistarli, va fatto presente che la persona che condusse l'indagine ebbe dei problemi nell'usare alcuni di questi dischi ad alta capacità. Guadagnare su quei pochi secondi in più, può costare in altre forme)
Di nuovo, va tenuto comunque presente che diversi gruppi dello stesso supporto possono avere capacità differenti. La PCA (Program Calibration Area), PMA (Program Memory Area), TOC (Table of Contents), le aree di lead-in e lead-out non contano nel conteggio dei 74 minuti di una sessione singola del CD. Si otterrà davvero la capacità per la quale il disco è stimato. Nella modalità standard MODE 1 per la quale non si usa il packet writing, non c'è "formatting overhead". Va ricordato comunque che il "cluster" è di 2K e che il file system ISO9660 può usare più meno spazio di un file system MS-DOS FAT o HFS, così 650MB di file su un harddisk possono accupare una quantità differente di spazio su un CD.
Su un disco multisessione si perderanno circa 23MB di spazio quando la prima sessione viene chiusa e circa 14MB per ogni sessione successiva. Un errore comune che si fa quando si creano CD multisessione è proprio quello di stimare lo spazio disponibile per future sessioni.

Differenze tra registrare da un'immagine o al volo
Molti software danno la possibilità di scegliere tra creare un immagine completa del CD sul disco e fare quella che viene chiamata scrittura "al volo". Ogni metodo ha i suoi vantaggi.
I file immagine sono alcune volte chiamati CD virtuali o VCD (da non confondere con i VideoCD). Sono copie complete dei dati come appaiono sul CD, perciò richiedono di avere abbastanza spazio sul disco fisso per contenere il CD completo. Potrebbe essere fino a 650MB per un CD-rom o 747MB per un CD-Audio di 74 minuti. Se si hanno sia audio che dati, ci sarà un'immagine ISO-9660 e più file audio a 16bit 44.1Khz stereo.
Registrando al volo spesso si usa un'immagine virtuale in cui il set completo dei file viene esaminato e strutturato, ma vengono memorizzate solo le caratteristriche dei file, non i dati. Il contenuto dei file viene letto mentre il CD viene scritto.
Questo metodo richiede meno spazio sul disco e può risparmiare tempo, ma incrementa il rischio di svuotamento del buffer. Con molti software questo dà anche grande flessibilità perchè è più facile aggiungere, rimuovere, e mischiare file in un'immagine virtuale che in una reale. Un cd creato con un'immagine è identico a uno creato al volo, assumendo che entrambi mettano gli stessi file negli stessi posti. la scelta tra i due dipende dalle preferenze degli utenti e dalle prestazioni dell'hardware.

I cdr migliori
Parlare di cdr migliori ha senso solo in relazione alla loro durata nel tempo, peraltro difficilmente verificabile. Il risultato finale della masterizzazione è il prodotto della combinazione di questi fattori;
- modello di masterizzatore
- versione del firmware
- programma di estrazione
- velocità di estrazione
- velocità di incisione
- modello e vero fabbricante del supporto da incidere

Variando anche uno solo di questi fattori, cambierà il risultato finale. La qualità di scrittura dipende dalla combinazione velocità/masterizzatore/supporto e non è direttamente in relazione alla qualità costruttiva e alla durata nel tempo dei cdr.
Quindi (non paradossalmente) un supporto "peggiore" può risultare più leggibile su di un determinato lettore o meglio incidibile da un certo masterizzatore (cioè dare un minor numero di errori) e un supporto di gran qualità costruttiva potrebbe essere del tutto incompatibile in lettura (però non in registrazione, a meno di non avere masterizzatori col blocco verso il basso impostato a 8x e volerci masterizzare dei supporti di più di 4-5 anni fa)
Alcuni masterizzatori gradiscono cdr di un tipo; altri invece di di tipo diverso. Stesso dicasi per i lettori - anche dello stesso tipo ma di marca e di modello diverso - (sia cd, che da tavolo, che portatili o per macchina) che spesso hanno l'ottica tarata per supporti di riflettività differente e presentano una differente capacità di correzione degli errori.
Il colore dei supporti è relativo, perchè è dato dalla combinazione dei colori dello strato riflettente e dallo strato da incidere. E ci sono tantissime combinazioni. Ci sono lettori che vanno meglio con i Phtalocianina di tipo vecchio, altri con l'advanced Phtalocianina, altri con i Cianina, altri ancora con gli Azo. Le Playstastion preferiscono i Phtalocianina col fondo nero e gli Azo blu. Alcuni lettori DVD da tavolo leggono correttamente solo poche marche di cdr spesso scadenti come durata nel tempo.

Le marche ed i produttori
Il mercato dei cd-r ha caratteristiche profondamente diverse da quello di altri supporti come i nastri audio o video. Molte marche anche famose non hanno propri impianti di produzione dei supporti. Le marche di cdr sono diverse centinaia, spesso disponibili solo in uno o due continenti; i modelli di cd-r migliaia; ma i veri fabbricanti sono una cinquantina. Anche marche produttrici di cdr che commercializzano supporti col proprio marchio e che producono cdr per terzi, spesso a loro volta hanno dai modelli col proprio
nome che in realtà non sono prodotti da loro stessi ma da altri produttori!
E' un settore frenetico quello dei cd-r (per non dire schizofrenico) dove è difficile tenere traccia di chi produce cosa.
Questo sito, a carattere non commerciale, InstantInfo http://www.instantinfo.de/index_cdrohlinge.php
contiene il maggiore database consultabile sul web relativo ai supporti CDR e DVD.
Il sito è in tedesco (non stupitevi di questo, perchè ormai molti programmi di masterizzazione, schede audio e programmi di editing di fascia alta arrivano dalla Germania) ma è facile ed immediato da usare anche per chi non conosce il tedesco e fà riferimento al mercato europeo.
Riporta le schede cliccabili con foto della copertina e informazioni su circa 1700 modelli di cd-r di 200 diverse marche e 50 differenti produttori, nonchè su 260 modelli di supporti DVD.
La ricerca è possibile per:
- Formato (Art) (CD-R Daten, CD-RW Daten, CD-R Audio, CD-RW Audio)
- capacità (Kapazität) (21, 60, 74, 80, 90, 99 minuti)
- tipo di confezione (Verpackung)
- marca (Anbieter)
- reale fabbricante (Hersteller)
- velocità di masterizzazione (Brenngeschwindigkeit)
- codice a barre (EAN-/UPC-Code)
- codice ATIP (ATIP-Code)
I campi Anbieter, Hersteller, Brenngeschwindigkeit e Verpackung sono dei menù a tendina, con le voci già selezionabili.
Anzeigen è "Invio" in tedesco, e rohlinge è "supporto" (in inglese media).
Aggiornamento: InstantInfo e' finalmente disponibile con interfaccia in lingua inglese all'indirizzo http://www.instantinfo.de/index_cdrohlinge_e.php
Esistono altri database sui cdr ma questo è di gran lunga il più completo ed aggiornato (anche se ci mancano parecchi modelli in commercio solo in America ed Asia).
Quello di CD MediaWorld
http://cdmediaworld.com/hardware/cdr...info_abc.shtml
è stato il primo cronologicamente; è sempre in rete, ma non è più aggiornato da anni ormai Nei paesi asiatici e in Giappone, dove sono disponibili particolari modelli di cdr per i superesigenti e per i settori professionali (medico, broadcasting video ecc) ci sono molti superappassionati di cdr e moltissimi siti
Anche nei paesi dell'est europeo ci sono (strano ma vero) molti siti di questo genere.

Le velocità certificate
L'indicazione della massima velocità di certificazione sulle scatole dei CD-R ha valore molto relativo; un alto valore massimo indica che il cd è stato confezionato di recente; ma non è detto che sia stato prodotto altrettanto recentemente. Infatti cdr di stessi produttori certificati diversamente come valore massimo hanno nella maggioranza dei casi lo stesso ATIP (e molto spesso sulla parte anteriore del cdr non c'e indicata nessuna certificazione)
Non si spiega altrimenti come certi cdr certificati max a 8x, vengano incisi al quadruplo della loro certificazione nominale (32x) senza problemi; mentre supporti di altra marca da 24x massimo diano errore se incisi oltre i 16x. Tuttavia non è dal comportamento alle alte velocità o dal valore max di certificazione che si giudica la qualità di un cdr. In ogni caso il buonsenso suggerirebbe di non superare in sede di incisione la velocità massima di certificazione indicata sulla confezione.
Ci sono da tempo in circolazione dei supporti definiti 'Multispeed' senza alcuna indicazione di velocita' minime e massime certificate. Questo fa comodo alle marche, ma costituisce un ulteriore fattore
di confusione per gli utenti. Meglio masterizzarli a basse velocita', specialmente se sono supporti da oltre
80 minuti.


Le generazioni dei supporti
Supporti di primissima generazione: sono quelli senza indicazione della velocità massima di certificazione. Ormai quasi introvabili e risalenti a prima del 1998. Adatti solo per i vecchi masterizzatori; non devono essere incisi mai oltre i 4x.
Supporti di seconda generazione: quelli certificati da 6x-8x-12x e risalenti al 1998-1999. Molto migliorati rispetto alla generazione precedente, difficili da trovare.
Supporti di terza generazione: quelli certificati a 16x e 24x. Ancora disponibili, ma da tempo fuori produzione; di certe marche non si trovano più da tempo, bisogna affrettarsi a prenderli.
Supporti di quarta generazione: quelli comunemente e attualmente disponibili nei negozi: certificati a 32x, 40x, 48x, 52x e 56x.

Tipo di confezione
i cdr possono essere venduti sia sfusi che all'interno di confezioni di cartone o di plastica da 5, 10, 15, 20, 25 unità.
I cd sfusi possono essere venduti o nelle custodie di plastica dette jewel case (quelle tipiche dei cd stampati dalle case discografiche) o slim case (quelle di metà spessore rispetto alle jewel case).
I cd all'interno delle confezioni oltre che in jewel o in slim, possono essere disponibili anche nelle custodie foderate o nei rotoli (campane o spindle). I cd contenuti nel rotolo sono privi sia di custodia che di copertina, e di solito lo spindle si compone di 25, 50 o 100 cdr.

Fonti:
Hardware Upgrade
PC Professionale
PC World Italia
Roxio
Feurio

S.E.O. : Salvo Errori e Omissioni; l'argomento suppporti e' vastissimo.

Adric

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Dinamica della lettura/scrittura
by Mistral Paolinux

Il funzionamento delle unità ottiche
Questo approfondimento tecnico è meramente informativo, nel senso che c'è poco o nulla a livello operativo in questa trattazione. Semplicemente, si tratta di un testo destinato a chi ha voglia di capire come funzionano un lettore CD ed un masterizzatore.

1)La Dinamica di lettura
Sicuramente il punto di partenza per affrontare la questione del funzionamento delle unità ottiche è il laser utilizzato per la lettura di un CD (di qualunque formato). I lettori CD usano un laser avente lunghezza d'onda pari a 780 nm (nanometri), che è invisibile ad occhio nudo (lo spettro di visibilità della luce dell'occhio umano va infatti dai 400 ai 700 nm, con punte di 720 nm). Per completezza, si deve aggiungere che i DVD usano un laser rosso visibile avente lunghezza d'onda pari a 635 o 650 nm. Questo laser passa attraverso lo strato di policarbonato, rimbalza sullo strato riflettivo e quindi passa nuovamente attraverso il policarbonato. La quantità di luce filtrata attraverso questi passaggi viene catturata da un fotosensore che si trova nella testina del device. A seconda della maggiore o minore intensità del raggio riflesso, il fotosensore capisce se il laser si trova su un pit o su una land.

2)Pits e Lands
I pits e le lands non corrispondono ai dati 0 e 1 della sequenza binaria che viene scritta su CD. E' la transizione tra pits e lands (e viceversa, tra lands e pits) a generare il dato binario. Quindi sono fondamentali l'inizio e la fine di un pit. Il numero di dati 0 compreso tra l'inizio e la fine di ogni pit è determinato per mezzo di un precisissimo timing, che produce un segnale elettrico. Per chiarire il funzionamento di questa procedura, è sufficiente un semplice esempio: avvicinando un orologio analogico all'orecchio, ovviamente, ad ogni secondo si sente il tic prodotto dal meccanismo dell'orologio. L'inizio e la fine di ogni pit corrispondono a quel tic, mentre le lands ed i pits corrispondono al silenzio che intercorre tra un tic e l'altro. Ma è chiaramente necessario che i pits e le lands abbiano una determinata lunghezza, o meglio, una serie di lunghezze determinate a priori, perché lunghezze arbitrarie non potrebbero permettere la corretta lettura del CD: se si pensa ancora all'orologio, ogni secondo dura un determinato tempo T, e non può assolutamente verificarsi che un secondo duri Tx2 o T/3: in tal caso l'orologio è chiaramente guasto e va avanti od indietro (nel campo dei CD l'orologio che va avanti o indietro è il jitter). E' a questo punto che entra in gioco la codifica EFM.

3)L'EFM (Eight to Fourteen Modulation)
L'EFM è il metodo che assicura che la lunghezza dei pits sia sempre compresa entro un determinato intervallo. Tramite questo metodo di codificazione dei dati, 1 byte (formato da strutture di 8 bit) viene convertito in una struttura di 14 bit (o meglio channel bit) tramite una tabella di riferimento (che si trova nel Red Book) che contiene 256 possibili combinazioni. In questa struttura di 14 bit i dati 0 indicano la presenza di un pit o di una land, mentre i dati 1 indicano la presenza di una transizione tra un pit ed una land (o tra una land od un pit). La modulazione EFM impone che tra le transizioni (e quindi tra due dati 1) siano sempre presenti un minimo di 2 ed un massimo di 10 dati 0, il che significa che possono esistere solo nove diverse lunghezze predefinite di transizioni. Per evitare che una struttura da 14 bit finisca con un 1 e la struttura (sempre da 14 bit) successiva cominci con un altro dato 1, vengono interposti tra ogni struttura 3 "merging bits" o bit di fusione, formati da tre dati 0.
Il funzionamento di questo metodo di codifica può essere approfondito. Ricordando che si lavora sempre su una base binaria (e quindi si hanno solo 2 tipi di dati a disposizione: 0 e 1), si deve notare che i vari standards dei CD impongono che tra ogni dato 1 vi sia sempre un minimo di due ed un massimo di dieci dati 0 (quindi un dato corretto è, per esempio, 1001 mentre un dato 1100 è errato). Ne risulta che il pit più corto è formato da dato 100 (uno-zero-zero) ed il più lungo da un dato 10000000000 (un-zero-zero-zero-zero-zero-zero-zero-zero-zero-zero). Dato che è richiesto un tempo T (che è pari a 231 nanosecondi alla velocità di 1x) affinché il laser legga un bit, i pits 100 possono essere chiamati 3T pits (è necessario un tempo Tx3 per la lettura, poiché nel tempo T viene letto un solo bit) ed i pits 10000000000 possono essere chiamati 11T pits (è necessario un tempo Tx11 per la lettura). La modulazione dei dati secondo il formato EFM avviene tramite la trasformazione di 8 data bit in blocchi di 14 channel bit, che vengono uniti tra di loro da al0tri 3 bit, detti bit di fusione (merging bits), in modo che la lunghezza dei dati appartenga sempre ad un insieme predeterminato di lunghezze ed il timing di lettura sia facilitato, perché se durante la lettura il device trova pits più corti dei pits 3T o più lunghi dei pits 11T, capisce che la velocità di rotazione del CD è cambiata, e vengono eseguiti gli aggiustamenti necessari. L'utilizzo di strutture formate da 14 bit si spiega con il fatto che in questo modo si ottengono fino a 2^14 (=16384) possibili combinazioni di 14 channel bit, il che permette solo un certo numero di combinazioni tra i bit, limitando a 9 i possibili tipi di transizione tra pits e lands. Quando le strutture formate dai 14 channel bit vengono raggruppate per mezzo dei merging bits, può accadere che vengano generate delle combinazioni errate, per esempio 0100100010000[101]001000100000: l'errore è dato dallo 101 segnato tra le parentesi quadre, perché tra due dati 1 compresi nella "porzione" 101 devono esserci almeno due dati 0 (quindi il dato corretto sarebbe, come minimo, 1001). In questo caso si ricorre nuovamente ai merging bits per ottenere un dato binario corretto. Tramite questo tipo di modulazione, anche se c'è un elevato numero di bit da codificare, la frequenza d'uscita più elevata non supera una certa soglia, e questo permette una maggiore accuratezza nella lettura dei dati senza che ci siano problemi a mantenere il clock durante la lettura.

4)La demodulazione.
I dati modulati secondo lo schema EFM vengono infine demodulati, e passati al CIRC per la correzione d'errore (cfr la parte sulla correzione d'errore).

5) I frames
L'encoding EFM si svolge a livello di frames. Spesso si crede che un frame equivalga ad un settore, ma non è così: un frame è infatti formato da 24 bytes riservati ai dati dell'utente, 1 byte per i dati di sottocanale e 8 bytes per la correzione d'errore, per un totale di 33 bytes. A livello di lettura, ogni frame è preceduto da 24 bit di sincronizzazione e 3 bit di fusione. Per ciascun frame i 24 bit di sincronizzazione sono disposti in uno schema che è assolutamente unico nel CD, e questo permette alla testina del lettore di posizionarsi correttamente all'inizio di ogni frame.

6) I settori
Un settore è formato da 98 frames da 24 bytes, quindi un settore contiene 2352 bytes e 98 bytes di sottocodice. Il settore è l'unità minima che un software può manipolare. A questo punto s'impone però una distinzione tra CD-DA e CD-ROM

CD-DA -> Un settore in un CD-DA è formato da tutti i 2352 bytes. L'audio stereo a 16 bit necessita di 4 bytes per ogni sample, quindi ci sono 588 (=2352/4) samples per ogni settore. Alla velocità di 75 settori per secondo, ci sono 44100 samples al secondo (ecco spiegati i 44.1 KHz). Il lettore CD passa i samples attraverso il circuito DAC (Digital/Analog Conversion) o attraverso un'uscita S/PDIF mentre i dati del sottocanale vengono inviati al display, in modo che sia possibile l'aggiornamento del tempo di lettura.

CD-ROM -> Un settore in un CD-ROM contiene 2048 bytes, lasciando i rimanenti 304 bytes alla correzione d'errore. Ogni settore è preceduto da un header di 16 bytes, che consta di 12 bytes per la sincronizzazione, 3 bytes per l'indirizzamento e 1 byte per la mode del CD. Il byte per la mode determina il contenuto dei rimanenti 2336 bytes che formano il settore. Anche qui s'impone una distinzione:
Mode 0 -> Dati vuoti. Non ha alcuna utilità nel processo di scrittura di un CD
Mode 1 -> E' la modalità tipica di ogni CD-ROM, che si compone di 2048 bytes per i dati utente, 4 bytes per l'EDC (Error Detection Code, un CIRC a 32 bit), 8 bytes riservati (tutti contenenti dati 0), ed il resto riservato alla parità.
Mode 2 -> Tutti i 2336 bytes sono riservati ai dati. E' la cosiddetta modalità CD-ROM/XA
L'ECC di un CD-ROM Mode 1 è del tutto indipendente rispetto al CIRC, dato che usa un altro codice (il Reed-Solomon Production Code, con acronimo RSPC) per raggiungere il (ragguardevole) risultato di 1 errore ogni 1^15 bit. Il CD-ROM/XA (acronimo di eXtended Architecture) è utilizzato per la compressione Audio/Video e ha un sub-header di 8 bytes, 2324 bytes per i dati e possono inoltre essere aggiunti 4 bytes per l'EDC. Questo significa che scrivendo un CD-ROM/XA si può decidere di riservare più spazio alla correzione d'errore od ai dati.

Una precisazione finale: ho sempre fatto riferimento a pits e lands, ma com'è noto un cd-w casalingo non può creare i veri e propri pits. Viene però alterato lo stato fisico del CD, ma si deve distinguere tra

CD-R -> Il laser di scrittura riscalda il dye organico fino a 250°C, causando lo scioglimento o la decomposizione chimica per creare una bruciatura nel layer. Questa bruciatura dimunisce la refelttività, e viene interpretata come un pit in fase di lettura.

CD-RW -> Il laser cambia lo stato del materiale da cristallino (che ha una riflettività del 25%) ad amorfo (riflettività pari al 15%). Il procedimento avviene portando il materiale oltre al suo punto di fusione (tra i 500°C ed i 700°C) per ottenere il passaggio allo stato anamorfo o riscaldando il materiale fino al suo punto di transizione (200°) per ottenere il passaggio allo stato cristallino.

Ultima modifica di MM : 10-09-2003 alle 16:29.
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Old 02-05-2003, 20:45   #12
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I sottocanali
by Mistral PaolinuX

Spesso si sente parlare di subcode channels, o sottocanali. In un CD ci sono 8 sottocanali: P,Q,R,S,T,U,W. Ogni frame (cfr "Il funzionamento delle unità ottiche) contiene 1 byte di dati per i subcode, e questo byte è formato da 1 bit P, 1 bit Q, 1 bit R, 1 bit S, un bit T, un bit U ed un 1 bit W. i bytes di 98 frames contigui formano un subcode, i cui primi 2 bit sono utilizzati per la sincronizzazione, lasciando i restanti 96 bits liberi (da qui il famoso Raw DAO/96). Solo i sottocanali P e Q hanno uno scopo predefinito, che si trova nel Red Book. Il sottocanale P viene utilizzato per trovare l'inizio di una traccia, ma ormai gli viene preferito il sottocanale Q, che contiene 4 bit di controllo, 4 bit di indirizzamento, 72 bits di dati e un EDC (come sempre, un CRC da 16 bit). I restanti sottocanali non hanno invece alcuno scopo predefinito, e solitamente sono riempiti di dati 0 a meno che non siano usati per altri scopi, e cioè nei CD+G (che sono i CD utilizzati per il karaoke), la scrittura del CD-Text od infine da qualche protezione.
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Old 08-06-2003, 13:36   #13
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Il Packet Writing e la tecnologia Mount Rainier
by Mistral PaolinuX

E' noto che oltre al clonig ed al mastering (cfr "Terminologia Minima Essenziale", § "Le due facce della masterizzazione: mastering e cloning") esiste una terza modalità di trasferimento di dati su CD: il packet writing. Questa terza modalità presenta caratteristiche assolutamente peculiari, che ne fanno una tecnica completamente diverse dalle prime due (che invece presentano tra di loro alcune affinità).

1) PACKET WRITING E TAO
La modalità standard di scrittura che più si avvicina al Packet Writing è la TAO. Scrivendo un CD in modalità TAO, il CD-R/RW viene ripartito in 99 tracce della grandezza minima di 300 blocchi, cui si devono sommare 150 blocchi di overhead, che contengono Run-In, Run-Out, Pregap e Linking (cioé il collegamento alle altre tracce). La scrittura in Packet Writing permette invece di scrivere sul CD dati di dimensione nettamente inferiore, persino dei singoli files, con solo 7 blocchi di overhead (4 di Run-In, 2 di Run-Out, 1 di linking).

2) LA TOC E LA FORMATTAZIONE
Il normale processo di lettura di un CD inizia con la lettura della TOC (Table Of Contents), che contiene l'indirizzo di tutti i dati registrati sul CD. Per i CD formattati e scritti in Packet Writing non è così, anzi, il presupposto dell'intera tecnica del Packet Writing è ignorare la TOC, di modo che sia possibile registrare i dati in forma di blocchi, detti anche pacchetti (in inglese "Packets", da cui "Packet Writing"). Questo è possibile solo aggiungendo un nuovo set di istruzioni al sistema operativo, in modo che il sistema operativo possa utilizzare i devices che sono in grado di leggere e scrivere in pacchetti. Resta da però da risolvere una questione, e cioé il fatto che manchi la TOC, con le relative informazioni di indirizzamento che la TOC contiene. Poiché queste informazioni non possono mancare, o il CD è illeggibile (tanto per fare un esempio: ai tempi delle audiocassette, i registratori erano tutti dotati di un contatore, spesso meccanico, che indicava con numeri da 000 a 999 la posizione del nastro durante la lettura, e le audiocassette recavano, spesso, sulla copertina -di solito in terza copertina- i numeri di partenza dei brani -ad esempio 146, 488, 543- in modo da facilitare la ricerca dei brani stessi; l'indicazione dei numeri sulla copertina era la TOC) in quanto il SO non sa in che posizione andare a cercare i dati. Questo problema è risolto dall'impiego di un apposito file system. Proprio la necessità di impiegare un particolare tipo di file system richiede la formattazione del CD-R/RW tramite il software di Packet Writing. Il processo di formattazione (che ha sempre l'effetto di "installare" un determinato file system su un qualsiasi tipo di supporto, sia esso ottico o magnetico) riduce però la capienza del supporto.

3)PACCHETTI A DIMENSIONE FISSA E PACCHETTI A DIMENSIONE VARIABILE
Nel Packet Writing si distinguono due diversi tipi di pacchetti, a seconda che la dimensione del pacchetti stessi sia fissa o variabile

a)Pacchetti a dimensione fissa
Questa è la tecnica utilizzata per scrivere i CD-RW in Packet Writing. Adottando i pacchetti a dimensione fissa il CD-W scrive i dati ogni volta che si ha un pacchetto pieno, e tutti i pacchetti presenti nella stessa traccia hanno la medesima dimensione. Tramite questa modalità di scrittura il device usato per la lettura del CD può agevolmente saltare i gap presenti tra un pacchetto e l'altro. Da notare, però, che diversi CD-Readers non riescono a leggere (o meglio saltare) i gap, e quindi la lettura del CD deve essere effettuata direttamente con il CD-W.

b)Pacchetti a dimensione variabile
Questa è la tecnica usata per scrivere i CD-R in Packet Writing. Adottando i pacchetti a dimensione variabile il device di lettura non è in grado di predeterminare la posizione dei gap tra i pacchetti. Il problema è stato risolto adottando un file system che impedisca al lettore di leggere i gap. Generalmente questo viene fatto scrivendo tutti i dati in un unico pacchetto. Tecnica questa che, prima dell'introduzione del BURN-Proof e dei suoi derivati, portava al rischio di errori per buffer under-run in caso la dimensione del pacchetto fosse superiore a quella del buffer del CD-W; un'altra tecnica di soluzione del problema è scrivere il file suddividendolo in piccoli pezzi. Anche questa tecnica ha avuto i suoi rovesci, oggi risolti: il file system ISO9660 Level 1, infatti, non supporta questo tipo di scrittura, supportata invece solo dal file system ISO9660 Level 3.

4)IL FILE SYSTEM UDF (Universal Disk Format)
Tra i molti file systems proposti nel decennio 1990 per il Packet Writing si è affermato, diventando di fatto lo standard, il file system UDF (acronimo di Universal Disk Format), le cui specifiche sono state elaborate direttamente dall'OSTA (Optical Storage Technology Association - www.osta.org). L'affermazione di uno standard, peraltro, dovrebbe permettere anche una certa portabilità dei CD creati in Packet Writing quantomeno per quanto riguarda la lettura su diverse piattaforme(cfr. § "Il Software"); una portabilità che però è rimasta quasi completamente lettera morta.
Tralasciando le questioni eccessivamente tecniche circa questo file system (per chi fosse interessato, presso www.osta.org si può scaricare un documento in formato PDF da 150 pagine, estremamente tecnico e ben fatto), si può dare qualche indicazione di massima, partendo innanzitutto dal fatto che ad oggi l'UDF è arrivato alla rev. 2.01. La nota più significativa riguarda sicuramente la gestione della TOC realizzata dall'UDF, partendo dalla tecnica di scrittura oggi più usata, cioè quella con pacchetti a dimensione variabile (PDV).

PDV --> Quando il CD-R viene formattato, il software di Packet Writing riserva sul CD lo spazio dedicato alla TOC, ma non viene scritta alcuna TOC. Nel momento in cui si va a scrivere un file sul CD, questo file viene trasformato in un pacchetto nel cui header sono incluse tutte le informazioni riguardo al file stesso, compresa la lunghezza del pacchetto (il che permette di determinare a priori in che posizione sarà scritto il prossimo pacchetto). Contemporaneamente il software di Packet Writing scrive nella RAM del PC una FAT (Files Allocation Table, o Tabella di Allocazione dei File) virtuale (detta anche VFAT) che permette l'accesso al file appena scritto (in Packet Writing), come se questo si trovasse se una normale unità a disco; quando si scrive su CD un altro pacchetto la VFAT viene aggiornata, e quando si toglie il CD dal device di lettura/scrittura la VFAT viene cancellata dalla RAM. Se prima di togliere il disco dal CD-W il CD viene chiuso, il software di Packet Writing scrive la TOC copiando nell'area del CD ad essa riservata la VFAT, ed a questo punto il Sistema Operativo può avere accesso al CD senza passare per il software di Packet Writing.

L'intero processo cambia quando si ha ricorre ai pacchetti a dimensione fissa (PDF)

PDF --> La VFAT viene copiata immediatamente sul CD-RW al momento dell'espulsione del CD stesso dal CD-W, in modo che sia possibile determinare la posizione dei vari pacchetti che formano un file. L'aggiunta di dati resta comunque possibile, grazie al blocco linking, che rende questo metodo di scrittura simile alla normale scrittura multisessione, conservando però la differenza data dal fatto che scrivendo in Packet Writing è possibile trasferire sul CD files di piccole dimensioni.

Come nota conclusiva non si può non citare il fatto che tutti i DVD utilizzino proprio il file system UDF, a conferma dell'affidabilità di questo standard.

5)IL SOFTWARE
Esistono molti softwares di Packet Writing, anche se i due più diffusi sono DirectCD di Roxio/Adaptec (produttrice della suite Easy CD) ed InCD di Ahead (produttrice di Nero), e la scelta tra i due ormai è legata a motivi più che altro "affettivi". E' però consigliabile non avere entrambi questi software (od anche altri software di Packet Writing) installati contemporaneamente nel proprio sistema. Il perché è presto detto: questi software, a tutti gli effetti, installano nel Sistema Operativo un driver per poter utilizzare il file system UDF, il che significa che per il sistema operativo viene installato un nuovo device, ed installando entrambi i software si rischia di produrre un conflitto tra drivers.

6)LA TECNOLOGIA MOUNT RAINIER
La tecnologia Mt. Rainier rappresenta la futura generazione del Packet Writing, e ha il dichiarato intento di rimuovere la necessità di utilizzare software di terze parti per la scrittura a pacchetti, tramite l'implementazione diretta nel Sistema Operativo. Alcuni dei punti di forza di questa nuova tecnologia sono:

a)La riduzione della dimensione minima dei blocchi da 64 KB a 2 KB

b) La formattazione in background, in modo da ridurre i tempi di utilizzo: eseguendo la formattazione in background, infatti, si salta il passaggio, oggi obbligato, della formattazione; un altro vantaggio è la velocizzazione del processo di espulsione del CD dal CD-W

c)La massimizzazione della portabilità, derivante proprio dal fatto che non sarà più necessario ricorrere a drivers prodotti da terze parti (che presentano necessariamente delle diversità tra di loro). Ne consegue la nascita di uno standard definitivo.

In definitiva il Mt. Rainier, che userà ancora il file system UDF (soluzione questa praticamente imposta, data la diffusione dell'UDF), permetterà di registrare dati su CD-RW come se questo fosse un gigantesco floppy disk, e quindi tramite un semplice clicca&trascina, ma senza la necessità di alcun software aggiuntivo. Per la registrazione di questi CD è necessario un CD-W compatibile con il formato CD-MRW (acronimo utilizzato per identificare i CD scritti tramite la tecnologia Mount Rainier). Il successo di questa nuova tecnologia è però legato alla sua implementazione nei Sistemi Operativi e da parte dei produttori di CD-W a produrre dev che se ne avvalgano. Questi ultimi, soprattutto, sembrano credere molto nella scommessa di questo nuovo standard, tanto che ormai tutti i CD-W di nuova produzione supportano il Mt. Rainier, e molte case hanno rilasciato aggiornamenti per i firmware di molte loro unità contenenti il set di comandi aggiuntivo elaborato dal consorzio Mount Rainier.

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I FILES IMMAGINE
by Mistral PaolinuX

Quando si vuol copiare un intero CD e non si vuol ricorrere alle copie al volo, si ricorre alla creazione di un file immagine, cioè di un unico file di grandi dimensioni e che è formato dal contenuto dell'intero CD. Ogni SW, sia esso di mastering o di cloning (anche se la creazione dei files immagine attiene più che altro al cloning) ha il proprio metodo di creazione dei files immagine e gli dà una propria estensione.

1) Le estensioni ed i formati dei files immagine
Le estensioni più comuni sono:

- .ISO -> estensione generica, sta per ISO9660; è usata anche da BlindWrite ed Easy CD Creator.
- .NRG -> Nero
- .IMG -> + 1 file .CCD + 1 file .SUB CloneCD; il file .CCD ed il file .SUB sono necessari per la scrittura
- .BIN -> CDR-Win; solitamente è accompagnata da una CueSheet, che può essere in formato .CUE
- .CIF -> formato proprietario di Corel, probabilemente sta per Corel Image File, usato da Easy CD Creator
- .GCD -> Prassi CD Right Plus
- .P01 -> Gear
- .C2D -> WinOnCD
- .CDI -> Padus DiskJuggler
- .GI -> Prassi Primo DVD
- .PXI -> PlexTools
- .CD -> Philips/Optimage's Master Tools

2) Le problematiche dei files immagine.
Fondamentalmente le problematiche riferite ai files immagine sono 2
a) Il file immagine è stato creato in un formato diverso da quello utilizzato dal proprio software.
b) Al file immagine manca la Cue Sheet, cioè un file che contiene l'elenco di tutti gli altri files compresi nel file immagine; riduttivamente si potrebbe pensare alla Cue Sheet come ad una specie di TOC.
Entrambe queste problematiche possono essere facilmente risolte tramite l'impiego di applicazioni quali ISOBuster, un programma freeware che permette la totale gestione della stragrande maggioranza dei files immagine (quantomeno di tutti quelli elencati sopra). Il procedimento migliore da seguire è quello di liberare un po' di spazio sul proprio disco fisso, espandere il file immagine con ISOBuster, in modo da trovarsi con i dati da scrivere esattamente come se si stesse ceando una propria compilation, e quindi, utilizzando il proprio software di mastering, scrivere il CD.

3)Aggiungere files al file immagine
Dato che un file immagine altro non è che un archivio di files, è naturale pensare di aggiungere ad un file immagine altri files che si vorrebbero mettere su un CD ma che non sono compresi nel file immagine di partenza. Ebbene, Questo però richiederebbe il ricalcolo dell'intero file immagine. Non è una questione di spazio fisico (e cioè se con le aggiunte il file immagine continuerebbe o meno a poter essere scritto su CD), ma si dovrebbero ricalcolare CCE per la correzione d'errore, nonché dovrebbe essere rifatto l'intero calcolo del CIRC (cfr "Errori e correzione d'errore"). L'unico modo per operare aggiunte è, ancora, espandere il file immagine, aggiungere il nuovo file e quindi scrivere il CD (o ricreare il file immagine), oppure utilizzare alcuni software specializzati, quali WinISO od UltraISO, che permettono di aggiungere files e ricalcolano l'immagine. Quest'ultimo metodo, però, può essere usato solo con le immagini in formato .ISO.

4)Verificare l'integrità di un file immagine
Quando si crea un file immagine, non si fa altro che scrivere l'intero contenuto di un CD in un grosso file. Con qualche piccolo trucco è possibile verificare l'integrità del file immagine. Basta una semplice linea di comando. Se si usa

Linux -> mount ./cdimg.iso /mnt/test -t iso9660 -o loop

Windows -> è possibile fare la stessa cosa, utilizzando il comando SUBST. Chiamato il file immagine con il nome "cdimg" (ma il nome può essere qualsiasi), è sufficiente digitare dal prompt del DOS la linea di comando SUBST Y: \cdimg , ed in questo modo il sistema operativo vedrà una nuova unità logica -in questo caso Y:- che altro non è che il contenuto del file immagine.


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Il Recupero dei dati
by Mistral PaolinuX

La questione del recupero dei dati deve essere affrontata partendo da due considerazioni di base:

1) Il motivo per cui i dati scritti su CD non sono più accessibili. Questo porta poi a distinguere tra CD-R e CD-RW.
2) I metodi casalinghi non assicurano il recupero. In caso di dati veramente importanti ci si può rivolgere a ditte specializzate, anche se le procedure di recupero a questi livelli sono decisamente costose.

Cause di una perdita di dati e possibili rimedi:

1) Dropouts (cfr. "Errori e correzione d'errore") che creano errori di lettura
Si tratta del caso di gran lunga peggiore, e la possibilità di un recupero con mezzi casalinghi è piuttosto bassa. Innanzitutto serve un CD-Reader con una buona correzione d'errore (si può anche tentare di usare il CD-RW come lettore: solitamente infatti i CD-RW hanno un'ottimo valore di correzione d'errore), e si può tentare un recupero con qualche programma specializzato, come Badcopy Pro o CD/DVD Diagnostics (prodotti commerciali).

2) Sessioni non linkate
Quando si scrive un CD in multisessione (cfr. "Terminologia minima essenziale"), può capitare che, dopo la scrittura dell'ultima sessione, i dati scritti nelle sessioni precedenti non vengano più visti dal SO. Questo è un caso abbastanza comune, generalmente imputabile al mancato collegamento (o "linking") tra le sessioni, ed è risolvibile utilizzando un sw che permetta di accedere al CD senza passare per la TOC, come fa il SO. Un ottimo tool per questo genere di evenienze è ISOBuster, che oltre ad essere un ottimo programma di manipolazione dei files immagine permette anche di accedere al CD in modo del tutto indipendente dal SO. Ottime alternative sono CD/DVD Diagnostics e Badcopy Pro.

3) Cancellazione di un CD-RW
In questo caso s'impone una distinzione: se è stata eseguita una cancellazione completa (cfr. "Terminologia minima essenziale") non c'è proprio nulla da fare, ed i dati sono irreparabilmente persi. Se invece è stata eseguita una cancellazione rapida, i dati sono ancora presenti sul CD, ma la TOC è stata cancellata. Le possibilità di recupero sono medie (questa situazione è, di fatto, intermedia tra la prima e la seconda). I programmi atti alla bisogna sono CD/DVD Diagnostics e Badcopy Pro.

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Old 06-12-2003, 08:35   #18
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Creare un CD-ROM con autoplay
by Mistral PaolinuX

L'autorun è un'opzione dei sistemi operativi classe Windows (95/98/NT/2000/XP) che permette di eseguire un programma quando il CD viene inserito nel tray. Solitamente si consiglia di disabilitare questa opzione, che potrebbe inficiare il processo di scrittura dei CD, ma questo non impedisce di realizzare CD-ROM che partano automaticamente su sistemi in cui l'autoplay non è disabilitato. Per creare un CD dotato di autoplay è sufficiente inserire tra i files che si trovano nella root del CD (e quindi il file non deve essere contenuto in alcuna sottocartella) un file chiamato "autorun.inf". In questo file sono contenuti dei comandi che il sistema operativo andrà ad eseguire nel momento in cui il CD viene inserito nel tray. Il contenuto più semplice del file "autorun.inf" è:

[autorun]
open=nomefile.ext

dove nomefile stà per il nome del file e .exe stà per l'estensione (normalmente .exe). Un esempio concreto è:


[autorun]
open=explorer.exe

in questo modo, all'inserimento del CD verrà aperto Esplora Risorse. Il comando open comunque è in grado di lanciare qualsiasi programma, quindi è sufficiente scrivere il nome del programma (eventualmente con la sua path) dopo il comando open per lanciare quel programma all'inserimento del CD.

Volendo, utilizzando un file autorun.inf è possibile assegnare un'icona specifica al CD, in modo che, all'inserimento del CD nel lettore, Esplora risorse utilizzi per quel CD l'icona indicata e non l'icona standard utilizzata per i CD. In questo caso il contenuto del file autorun.inf deve essere:

[autorun]
icon=nomeicona.ico

Come prima, nomeicona è il nome dell'icona, e .ico è l'estensione usata dai sistemi classe Windows per le icone. Ovviamente il file dell'icona deve essere scritto nella root del CD.

Normalmente il file autorun.inf viene usato per lanciare un programma e cambiare l'icona del CD. Dato che il file autorun.inf può contenere anche più di un comando, lo si può realizzare in questo modo:

[autorun]
open=nomefile.ext
icon=nomeicona.ico

E' anche possibile far aprire dal file autorun.inf una pagina web. In questo caso è necessario utilizzare il comando

open=exploer.exe nomepagina.htm

che va a sostituire il comando open=nomefile.ext. Quindi in questo caso l'esempio è:

[autorun]
open=explorer.exe nomepagina.htm

Infine, per finire, si può fare in modo che all'inserimento del CD vengano aggiunte alcune voci nel menù contestuale di Windows, di modo che cliccando con il tasto destro sul CD da Esplora risorse compaiano anche queste voci di menù. In questo caso è necessario ricorrere al comando shell. Ecco un esempio:

[autorun]
open = setup.exe /i
shell\install = &INSTALLA
shell\install\command = setup.exe /i
shell\readme = &LEGGIMI
shell\readme\command = notepad help\readme.txt

In questo modo il comando di default dell'autorun è setup.exe. Andando a cliccare con il tasto destro sul CD, oltre alle solite voci di menù contestuale compariranno anche queste voci:

INSTALLA, che eseguirà il comando setup.exe
LEGGIMI, che lancerà il blocco note aprendo automaticamente il file readme.txt

Peraltro non è necessario creare un CD per testare il funzionamento del file autorun.inf, anzi, si possono eseguire tutti i test usando il comando SUBST dal prompt del DOS.

E' anche possibile utilizzare alcuni programmi appositi per la creazione di sistemi autorun. questi programmi sono reperibili alle seguenti URL:

http://cloanto.com/menubox/
http://www.indigorose.com/
http://www.pollensoftware.com/autorun/
http://www.phdcc.com/shellrun/
http://www.mediachance.com/
http://www.pgd.dk/
http://hyper-publish.com/
http://www.trah.co.uk/starterfile/
http://www.startertool.com/
http://go.to/traction/
http://www.timeless.co.zw/software.cfm
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